LIPU, Regione Puglia e GSE sono parte civile.
Uno scenario sconcertante : oltre 1300 torri eoliche nella sola Capitanata, un contesto territoriale desolante, un far west denunciato dalla LIPU ormai da 15 anni, favorito da amministratori e politici, locali e nazionali, che hanno agevolato la farsa dell’eolico quale panacea a tutti i mali energetici, anzitutto attraverso il foraggiamento vertiginoso di questa speculazione, con sussidi sconsiderati senza alcuna analisi e alcuna regia di riferimento. Dati incontrovertibili alla mano, un fallimento. Ma non per i conti correnti delle imprese energetiche. E’ in tale contesto che negli anni la LIPU ha presentato diversi esposti alle Autorità Giudiziarie e agli Enti territoriali, oltre a innumerevoli “osservazioni” nell’ambito dei procedimenti autorizzativi per centrali eoliche (ma anche fotovoltaiche). Per alcuni di questi esposti nemmeno gli atti moralmente dovuti di una risposta. Per altri un seguito procedimentale singolare: l’accertamento di violazioni ambientali (totale mancanza di attestazione di compatibilità paesaggistica) ma la decisione di doversi fare salva la buona fede (!!!) degli indiziati. Nel caso in esame, invece, si è finalmente, e si spera non troppo tardi, approdati al rinvio a giudizio di Amministratori pubblici e rappresentanti di società del gruppo Fortore Energia, per centrali eoliche realizzate in agri di Biccari (16 torri per 32 MW in loc. Serra di Cristo – Ripe di Suonno), di Rocchetta S. Antonio (13 torri per 26 MW in loc. Macchialupo - Serro di Luca – su 30 torri assentite ex Windstrom energia eolica). Le contestazioni vanno dall’abuso d’ufficio per aver consentito la realizzazione di impianti di produzione di energia da fonte eolica in mancanza di Autorizzazione Unica, come imperativamente disposto dal D.Lgs di riferimento n.387del 2003, ad ipotesi di violazioni di normative in materia edilizia, con riferimento agli aerogeneratori in agro di Biccari. I fatti contestati, risalenti agli anni 2008 per il Comune di Rocchetta San’Antonio e 2011 per il Comune di Biccari, se confermati in sentenza, proverebbero una grave lesione al buon andamento ed all’imparzialità della pubblica amministrazione, l’illegittimo percepimento di incentivi statali erogati dal GSE, ed i correlati gravi danni ambientali e paesaggistici. Aree importanti, infatti, che erano caratterizzate per la presenza, anche nidificante, di specie di rapaci di elevato interesse conservazionistico come Nibbio reale, Biancone, Lanario ed altre specie faunistiche, oltre che da preziosi paesaggi rurali contemplati, tardivamente oggi, dal PPTR (Piano Paesaggistico Territoriale Regionale) in relazione ai valori territoriali ed ecologici, risultano ora in buona parte degradate. L’azione penale, intrapresa a seguito di esposti presentati dalla LIPU nel novembre 2012 e successive indagini della Guardia di Finanza di Lucera, ha portato al rinvio a giudizio di tre dirigenti (responsabile del terzo settore del Comune di Rocchetta Sant’Antonio e responsabili dell’area tecnica del Comune di Biccari) e due imprenditori. Attualmente il processo è pendente dinanzi al Collegio E del Tribunale di Foggia, ove si è tenuta recentemente la prima udienza dibattimentale nel corso della quale i giudici del Collegio hanno ammesso la costituzione di parte civile della LIPU, rappresentata dall’Avvocato Mario Aiezza. “L’ammissione della costituzione di parte civile della LIPU - afferma l’Avv. Aiezza - oltre a confermare la rilevanza dell’Associazione nella tutela dell’ambiente, gravemente leso dalle ipotizzate condotte contestate, costituisce una ulteriore affermazione della legittimazione da parte delle associazioni, riconosciute e non, a poter essere parte attiva nel processo penale nel caso in cui si verifichi un’offesa ad interessi perseguiti dall’ente stesso e posti nello Statuto quale ragione istituzionale della propria esistenza ed azione, come ha tra l’altro sancito la Corte di Cassazione a Sezioni Unite in una recente pronuncia” Nel procedimento si è costituita anche la Regione Puglia, il cui Ufficio Energia, per altro, in occasione delle istanze societarie di Autorizzazione Unica, postume alla realizzazione degli impianti, aveva prima rilasciato il titolo ma subito dopo lo aveva annullato d’ufficio in regime di autotutela, alla luce delle irregolarità riscontrate. Anche il GSE (Gestore dei Servizi Elettrici), ente governativo preposto alla erogazione degli incentivi e alla vigilanza sulla corretta percezione degli stessi, si è costituito parte civile a tutela degli interessi economici dello Stato. Incomprensibile, invece, l’atteggiamento delle Amministrazioni comunali coinvolte: il comune di Rocchetta S. Antonio, nella persona di Sindaco e Presidente del Consiglio comunale, invitati per tempo e in più occasioni dalla LIPU alla costituzione a tutela degli interessi cittadini, non hanno manifestato alcun interesse, così come il Comune di Biccari, nonostante fosse espressamente indicato quale persona offesa da parte del Pubblico Ministero. Ad agire a tutela degli interessi del Comune di Biccari, allora, si è costituito un suo cittadino, ai sensi dell’art. 9 del TUEL, il dr. Donato Tilli, rappresentato dall’Avvocato Michele Curtotti, agendo così in sostituzione dell’Amministrazione comunale lesa, ed incomprensibilmente rimasta indifferente. “Al di là delle ipotesi di reato formulate e degli esiti di questo procedimento penale – afferma Enzo Cripezzi della LIPU pugliese – il giudizio morale su questa vicenda e della estesa aggressione che questo genere di insediamenti industriali sta perpetrando in danno del territorio lo abbiamo già espresso. In nome dell’1,4% di contributo energetico complessivo per il Paese si devasta il Mezzogiorno, riversando miliardi di euro nelle tasche dei soliti noti, marginalizzando il ruolo dei cittadini, umiliando gli interessi collettivi ed eludendo una vera, seria strategia di contenimento dei gas serra. Basti pensare che il giro di incassi dei soli impianti oggetto del procedimento – proseguono alla LIPU – è prudenzialmente stimabile in oltre 17 MLN di euro. All’anno ! E per 15 anni, oltre ai successivi anni di sola vendita di energia, salvo eventuali ulteriori incentivi. Quelli finanziari sono gli unici veri obiettivi delle associazioni di categoria che spingono continuamente per introiti lucrosi e garantiti. Con la triste complicità di una parte dell’ambientalismo.” Foggia, 14.12.2015 LIPU - sezione prov.le Foggiamostra fotografica, partecipata da LIPU
convegno cittadino a Manfredonia
Caccia: su segnalazione ambientalisti Governo impugna Legge Regionale pugliese.
Soddisfazione ma anche rammarico per brutta pagina in Consiglio regionale e rischio fondi comunitari.
Consapevole del grave rischio di infrazione comunitaria e dell’illegittimità segnalata dagli ambientalisti sulla pessima legge regionale n.28/2015 della Puglia, il Governo l’ha impugnata dinanzi alla Corte Costituzionale. Malgrado le controdeduzioni e le eccezioni puntuali mosse dagli ambientalisti sul piano formale e sostanziale, quasi 2 mesi fa il Consiglio Regionale Pugliese aveva scritto una brutta pagina politica con questa legge regionale approvata a maggioranza (unico voto contrario quello dei consiglieri 5S) e finalizzata ad autorizzare la caccia allo Storno in deroga alle norme nazionali e comunitarie. Lo strumento della deroga rappresenta una azione concessa dalle norme solo in casi estremi, da istruire, documentare e dimostrare secondo procedure precise, proprio per evitare quella che in Italia era ormai divenuta prassi consolidata e disinvolta in varie regioni, tanto da costituire già elemento di censura con la procedura di infrazione comunitaria 2131/2006. In relazione alla Legge regionale pugliese, Enpa, Italia Nostra, Lav, Lac, Lipu, e Wwf avevano congiuntamente rappresentato con tre distinte note indirizzate rispettivamente al Governatore Emiliano, al Governo Renzi e alla Commissione Europea la necessità di intervenire per arginare sia la incostituzionalità della norma in questione e sia un approccio del tutto fuori luogo, cercando di legittimarlo sul piano pseudo-scientifico ma, in realtà, con una istruttoria del tutto aleatoria. Sarebbe stata l’ennesima procedura di infrazione a carico dello Stato italiano, e segnatamente della Regione Puglia, con elevato rischio di conseguenze negative sulle risorse comunitarie a disposizione della Regione. Pertanto, nella seduta del Consiglio dei Ministri di giovedì scorso, il Governo ha deliberato di impugnare la legge in questione, alla luce delle macroscopiche evidenze che violano, nel merito e nel metodo, il dettato Costituzionale nonché la Direttiva comunitaria 2009/147/CE, come riportato nella stessa istruttoria governativa ( http://www.affariregionali.it/banche-dati/dettaglioleggeregionale/?id=10335 ) e cosi come segnalato dalle Associazioni ambientaliste. Aspettando che Corte Costituzionale e Commissione Europea si pronuncino, la Lipu esprime la propria soddisfazione: al di la del merito, infatti, è fondamentale rispettare le leggi e i principi in base ai quali valutare ed eventualmente adottare deroghe in materia. Rimane tuttavia lo sconcerto per la brutta politica che ha contraddistinto molti consiglieri regionali pugliesi con decisioni sommarie e disinvolte, non solo dichiaratamente filo venatorie, malamente mascherate con altri interessi, ma che mettono anche a repentaglio importanti risorse finanziarie per la Puglia. Spiace osservare come, ancora una volta, la firma di proposta di leggi maldestre come questa sia quella dei consiglieri Amati (PD), Gatta (FI) e Pentassuglia (PD), e che a questi se ne siano accodati quasi tutti gli altri in logiche di partito ben poco edificanti. Foggia, 24.11.2015 LIPU Onlus – coord. della Puglia