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Puglia: in arrivo Legge per la promozione del golf. Anzi, no, dei villaggi turistici

 Riciclata da una norma nazionale decaduta, ecco l’approvazione in Commissione regionale di un autentico mostro giuridico.

La LIPU intercetta l’ennesimo esempio di “analfabetismo giuridico”: Consiglieri regionali approvano in IV Commissione una norma derivante da un disegno di legge statale già rigettato dalla Conferenza Stato Regioni ! Nel 2010 il Ministro del Turismo Brambilla propose il Disegno di Legge (A.S. n. 2367) “Legge Quadro per la promozione del turismo sportivo per la realizzazione di impianti da golf” approvata dal Consiglio dei Ministri del 17/09/2010 e sottoposta al parere della Conferenza Stato Regioni. Obiettivo era promuovere il golf, ma non incentivandone l’attività da parte dei cittadini praticanti bensì consentendo la realizzazione di villaggi turistici, con procedure semplificate e in deroga ai vincoli, come premio a chi realizza i campi da golf. Come se a chi realizzasse un campo di calcio venisse concesso per premio di realizzare un villaggio turistico, a servizio dei calciatori ! Il disegno di legge passa dalla Conferenza Stato Regioni con un parere sfavorevole (11/94/CR6/C6 del 27.11.2011[1]) e la proposta di numerosi emendamenti. Nel parere, molto articolato, sono riportate le seguenti considerazioni: “A questo proposito si deve tener presente, infatti, che il golf è una pratica sportiva che implica una forte influenza ambientale: interessa una varietà rilevante di ambienti geografici, climatici e paesaggistici, e le ampie aree destinate a prato comportano una radicale modificazione dei territori, con conseguente sfruttamento delle risorse idriche, uso di pesticidi e diserbanti e mutamento della biodiversità. Per tali ragioni è opportuno valutare con attenzione la scelta delle zone dove insediare i campi da golf, con esclusione dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e delle Zone di Protezione Speciale (ZPS), in ossequio delle disposizioni della richiamata normativa. Infine, a rendere illegittimo il provvedimento in esame è la previsione delle deroghe di cui all’art. 4, laddove si intendono introdurre eccezioni a vincoli ambientali e paesaggistici inderogabili. In primo luogo preme sottolineare il mancato rispetto della normativa afferente la Legge 6 dicembre 1991, n. 394 “Legge Quadro sulle aree protette”. Si rammenta che la citata Legge Quadro, al fine di garantire e promuovere la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale italiano, detta i principi fondamentali per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette. Per quanto sopra, si ribadisce l’opportunità, ravvisata dalla Commissione Turismo anche con l’assenso del Coordinamento Sport, che non si dia seguito al ddl in esame per come attualmente formulato.” Il richiamo ai SIC e ZPS, da parte delle Regioni non è casuale in quanto l’Italia è già stata condannata con sentenza della Corte di Giustizia Europea del 10 giugno 2010 (Causa C-491/08), per la realizzazione di un campo da golf in Sardegna contravvenendo alle norme della Direttiva Habitat (92/43/CEE). Lo stesso Ministero dell’Ambiente (Prot. DPN-2010-D012903 del 10/06/2010, allegato dalle Regioni), evidenzia i rischi del contrasto con la normativa Comunitaria, oltre che la necessità di rispettare i vincoli delle aree protette. L’assurdità di quella norma era palese, il disegno di legge non fu convertito e decadde. Ma il 5.12.2011 entrano in scena i nostri Consiglieri: Marmo, primo firmatario, insieme a  Schiavone, Palese, Negro, Friolo, Iurlaro, Caroppo, Pentassuglia, propongono una legge regionale dal titolo "Promozione del sistema golfistico regionale"[2]. La legge riprende abbastanza pedissequamente proprio la vecchia proposta governativa e per certi versi la rende ancora più assurda in quanto, dal rango di norma sottoordinata, consente di derogare a vincoli dello Stato, come quelli di cui al D.Lgs. 42/04 sui beni paesaggistici. E nella seduta del 4 Novembre scorso, la IV Commissione Consigliare Sviluppo Economico licenzia la proposta di legge con parere favorevole bipartisan: a favore PDL, UDC, parte del PD, oltre al Presidente Schiavone; contrari Epifani (PD) e SEL, astenuto il rappresentante de “la Puglia per Vendola”. “E’ assurdo - afferma Enzo Cripezzi, coordinatore della LIPU pugliese -, come può una Regione derogare a una norma statale, oltretutto su un bene Costituzionale come il paesaggio? E’ una previsione evidentemente incostituzionale ! “ Nessuno sembra essersi accorto dei plateali profili di incostituzionalità della norma, sebbene alcuni di questi consiglieri (es. Amati) siano perfino avvocati di professione ! Anzi, si assiste a valzer di pseudogiustificazioni dichiarate a conforto di tale approvazione. Sembra incredibile ma questi politici, non si capisce con quali competenze e quale legittimità, autoassolvono per legge i campi da golf ritenendo a priori che La realizzazione dei nuovi campi da golf e l’ampliamento di quelli già esistenti è compatibile con la tutela e la salvaguardia dei valori paesaggistici e ambientali, e che automaticamente i progetti perseguono la …compatibilità con la tutela dei luoghi senza impatto negativo sui sistemi ambientali più delicati. Nel loro mondo fiabesco, questi consiglieri dimenticano che esiste una specifica, obbligatoria normativa (regionale, nazionale e comunitaria), di Valutazione di Impatto Ambientale deputata a queste valutazioni e anche che l’Autorità Ambientale (che cura il settore VIA) della Regione ha approvato nel 2003 delle Linee Guida dal titolo “Golf e Ambiente. Impatti ambientali e indicazioni per la sostenibilità.”. Inoltre, concedono (art.7, c.4) anche ai privati ….la realizzazione di strutture ricettive connesse e complementari agli impianti sportivi, con un indice di fabbricabilità fondiaria  complessiva pari a 0,06 mc/mq di cui minimo 0,02 mc/mq riservato d’obbligo per le strutture turistico ricettive, anche in deroga agli strumenti urbanistici vigenti ed in corso di approvazione e/o delle zone tutelate ai sensi del codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n.42 e successivo aggiornamento del d.l. n. 63 del 26 marzo 2008. E complementari cosa significa? Secondo il dizionario Sabatini “Che si aggiunge a qualcosa completandolo, anche se non è necessario. Da evidenziare che sui 0,06 mc/mq concessi solo 0,02 mc/mq sono riservati alle strutture ricettive e gli altri 0,04? villette da vendere? Di quali volumi parliamo? Se prendessimo come esempio la superficie del campo da golf di S. Domenico a Savelletri (Fasano) da 18 buche e una superficie di circa 80 ha, sarebbero circa 48.000 mc i volumi assentibili: colate di cemento! Una carenza normativa carica di possibili interpretazioni o contenziosi, anche perché qualcuno potrebbe inventarsi un campo da golf su 200 di ettari ! E fatti due calcoli…….  L’art. 8 Deroga alla normativa urbanistica è veramente imperscrutabile: deroga agli strumenti urbanistici e statuisce che i campi e gli annessi villaggi turistici possono essere realizzati, nelle aree paesaggistiche vincolate, nelle aree protette, nelle aree ricomprese nei Piani di Bacino (idrografico) previo nulla osta o parere dell’ente. “Grottesco – continua Cripezzi -,  prima si afferma la deroga e poi che, per realizzarla, ci vuole il parere dell’Ente competente! “ Ancora, questo aborto normativo prevede procedure semplificate di cui all’art. 146 del D.Lgs. 42/04 (Codice dei BB.CC e PP) ma già ritenute non applicabili da ANCI e UPI “non potendosi annoverare gli impianti golfistici tra gli interventi di lieve entità….”, dimenticando, ancora, che tale competenza è statale. In proposito la LIPU ha trasmesso immediatamente una nota all’Ufficio Legislativo del Consiglio Regionale in ordine alle sue competenze, specificatamente sui contenuti sconcertanti e chiaramente illegittimi del provvedimento. Questa legge è una schifezza giuridica, in contrasto con le più elementari norme pianificatorie e di sostenibilità, insomma un enorme regalo alla speculazione edilizia spacciandola come sviluppo del turismo”.    “La LIPU si pone il problema della conservazione della Natura, ma anche del Paesaggio, delle risorse idriche, del suolo… tutti valori non riproducibili – conclude Cripezzi -. E’  triste osservare con quanta disinvoltura, rappresentanti della cosa pubblica giochino con la “giurisprudenza creativa” su materie cosi delicate, favorendo di fatto interessi particolari a scapito di quelli collettivi.” Non si sa se questi consiglieri siano consapevoli di quanto emerse a carico del vecchio disegno di legge nazionale decaduto. Ora la LIPU ne denuncia le criticità insormontabili. Quanto basta perché si usi il buon senso: i consiglieri della IV Commissione onorino il ruolo per cui sono retribuiti e ritirino la proposta o il Presidente Vendola e il Consiglio Regionale si adoperino per respingerla senza appello. LIPU  Puglia – 15.11.201

Arrivederci Grillaio. Il falchetto migratore torna in Africa.

Tra minacce e nuove aree di nidificazione la LIPU lo segue e lo tutela nella Daunia.

Da quasi un decennio il falco Grillaio, specie di interesse comunitario, sta lentamente e spontaneamente colonizzando il Tavoliere pugliese ricalcando la situazione “gemella” della Piana di Gela, in Sicilia. Simili dinamiche sono state contestualmente registrate in piccole zone di Puglia, Basilicata, Molise, della Pianura Padana e del Lazio.

A differenza delle grandi colonie nidificanti nei centri storici delle Murge Pugliesi e Materane, in Capitanata il Grillaio si è insediato con piccole colonie, spesso di poche coppie, su masserie e strutture rurali, spesso abbandonate, raramente in centri abitati, molte volte con rapaci notturni, pipistrelli ed altri migratori di notevole interesse come la Ghiandaia marina.

Qui l’ambiente d’elezione è costituito da distese cerealicole, meglio se con presenza di pascoli, utilizzate per cacciare grossi insetti, integrando la dieta con piccoli vertebrati. Queste aree sono strategiche soprattutto dopo la mietitura, quando le stoppie permettono ambienti idonei per cacciare, proprio mentre nascono i piccoli e fino a fine agosto e settembre, quando inizierà il viaggio di migliaia di km per tornare in Africa.  La bruciatura delle stoppie, è quindi un fattore negativo anche per questa specie.

Da Serracapriola ad Ascoli Satriano, dal Manfredoniano a Lucera, fino al Cerignolano: al 2013 oltre 300 coppie distribuite su oltre 60 siti di nidificazione. Verosimilmente questa naturale espansione proseguirà, se non ci saranno fattori limitanti.

Quasi 10 anni di monitoraggi su 350.000 ettari della piana di Capitanata, hanno permesso alla LIPU di rilevare una aspetto importante: circa il 90 % dei siti di nidificazione è costituito da strutture rurali di interesse culturale o da beni storico-archeologici: Masserie, Poste, Poderi, Casini, Abbazie.

 Mirabili esempi di antica  edilizia rurale ma che stanno cadendo tristemente in malora, vandalizzati, depredati di infissi, effigi, tegole dei tetti, accelerandone il decadimento. Di recente si è aggiunto il disastroso fenomeno dell’abbattimento dei tetti, se non dell’intera struttura, per evitarne la tassazione !

In altri casi queste bellezze architettoniche sono fagocitate senza ritegno da centrali eoliche e fotovoltaiche o minacciate da altre speculazioni territoriali che demoliscono il contesto identitario e rubano territorio ai falchi. Incredibilmente, nelle relazioni ambientali firmate da “esperti” a corredo di questi progetti il Grillaio e altri valori sono “fantasmi”, con buona pace delle valutazioni degli uffici preposti. Un esempio è l’area di insediamento dell’inceneritore tra Tressanti e Mezzanone che ospitava circa 10 coppie già al 2005. Ignorate !

La LIPU ha contrastato innumerevoli progetti energetici cercando di scongiurare la distruzione di tante zone. Con appropriate istruttorie ha promosso la tutela di importanti aree attraverso la istituzione o ampliamento di aree protette o altri vincoli. E’ intervenuta nell’ambito del PSR (Piano di Sviluppo Rurale) per orientarlo verso una agricoltura di qualità e più equilibrata.

Speriamo che questa azione pluriennale condotta dalla LIPU possa trasferire la problematica dal silenzio delle campagne ai tavoli istituzionali – afferma Cripezzi della LIPU Pugliese-. Si rischiano gravi danni per la Natura ma anche per i monumenti rurali e il paesaggio agro-pastorale. Bisogna evitare che questi manufatti, Masserie, Poste, ecc) cadano definitivamente a pezzi e che il territorio rurale diventi ricettacolo per l’insediamento di ogni sorta di bruttura urbanistica o industriale”.

In tal senso il Grillaio diventa “guardiano” della storia, simbolico custode di un paesaggio rurale e di testimonianze della passata civiltà contadina: proteggerlo significa tutelare anche questi siti.

Questo intenso lavoro è stato oggetto di pubblicazioni approdate in consessi scientifici o di taglio divulgativo. Una di queste, realizzata grazie al Centro Servizi Volontariato Daunia, è scaricabile in formato digitale su www.lipucapitanata.it .

LIPU - Sezione prov.le Foggia 30.9.2013

“Parchi” tematici sul territorio foggiano: lettera aperta all’Amministrazione comunale

 
 
Di seguito la nota congiunta di Legambiente, LIPU e VAS nei confronti dell'Amministrazione Comunale di Foggia, in relazione ai cosidetti "parchi" turistico/commerciali previsti sull'agro comunale. Tra questi, la recente, nuova proposta di un insediamento su quasi 100 ettari di territorio agrario di cui si è appresa notizia dai media.
Le sottoscritte Associazioni ambientaliste hanno appreso di recente dagli organi di stampa che codesta spett.le Amministrazione Comunale è prossima ad avviare le procedure per autorizzare la realizzazione di mega strutture pseudo turistico/acquatico/balneari/ricettive/commerciali/residenziali uno dei quali da edificare nei paraggi dell’attuale svincolo autostradale ubicato sulla Foggia – Manfredonia, che si aggiunge a quello in realizzazione nei pressi del costruendo svincolo autostradale ubicato in prossimità dell’area industriale di Borgo Incoronata.  Legambiente, LIPU e VAS ritengono del tutto fuori luogo e fuorviante  la realizzazione di impianti del genere che vengono illusoriamente presentati come occasioni di sviluppo territoriale per i posti di lavoro offerti al mercato locale, oltre che come elementi di attrazione dinamica per un territorio ad economia depressa come il nostro che viceversa è a vocazione agricola. La città di Foggia, purtroppo, già da decenni è sottoposta ad un massiccio e caotico assalto edilizio speculativo che di fatto ha alterato e snaturato quasi irrimediabilmente il naturale tessuto sociale ed economico cittadino; oltre ad aver prodotto alloggi in numero eccessivo rispetto alle reali necessità. Tali interventi edilizi, oltretutto non regolati e non previsti nel piano regolatore vigente (il cosiddetto “Piano Benevolo”), di fatto hanno dato vita allo sfilacciamento urbano e rappresentano l’esempio tipico di “Sprawl Urbano” o di “città diffusa e disgregata” o di “dispersione urbana”; e non sono certo sufficienti le manifestazioni di intrattenimento estive per rivitalizzare i tanti quartieri centrali e periferici oggi abbandonati alla malavita organizzata e non. Nell’insieme l’idea che emerge da questo caos edilizio, di cui è evidente l’assenza di una visione strategica o di un indirizzo politico univoco, è quella della città incompiuta prossima alla desertificazione sociale; infatti già oggi si hanno molte attività commerciali di vicinato che chiudono, attività terziarie che si disperdono, spazi sociali comuni abbandonati alla malavita, spazi di aggregazione e di socializzazione scadenti e dequalificati oltre che pericolosi. Se a tutto questo aggiungiamo i centri commerciali esistenti e quelli in corso di costruzione oltre l’estrema periferia, all’inutile consumo di suolo agricolo produttivo per decine di ettari e all’assenza dei vari portatori di interesse nelle scelte urbane che, per l’appunto,  si operano in maniera disinvolta, approssimativa e rabberciata, si ha il “non luogo” urbano elevato a propria immagine; i corridoi freschi, illuminati, luccicanti, anonimi, unificanti e massificanti dei centri commerciali, quali contemporanei luoghi di aggregazione urbana e sociale  in sostituzione dell’antica “agorà”, della piazza e del mercato rionale. Ad una situazione urbanistica complessiva, di fatto già frantumata nell’aspetto visivo e sociale, aggiungere altri poli economici esterni di disturbo ed estemporanei che altrove (in Italia e in altre parti del mondo) si sono dimostrati fallimentari sia per gli investitori che per le popolazioni locali, significa soltanto chiudere le residue attività commerciali presenti in città ed aumentare la disoccupazione a favore della sottoccupazione delle fasce più deboli. E’ oramai accertato che il ruolo svolto da questi mostri fantasmagorici, effimeri e vani prodotti dalla cultura edonistica, globalizzata, imperante, antagonista e contrapposta a qualunque norma e/o forma di tutela del paesaggio ambientale e agrario, è quello di “inghiottitoi di economie locali”; operazione diretta e a vantaggio di multinazionali anonime e spesso anche perverse. A riprova di ciò vi sono le varie inchieste avviate dalla magistratura italiana finalizzate ad individuare le centrali di riciclaggio di denaro di provenienza illecita e le destinazioni finali. Alla luce anche dei dibattiti in corso sulla necessità di rivitalizzare i nuclei urbani consolidati e sulla opportunità di riqualificare i quartieri fatiscenti, non si capisce con quale spirito si  possano partorire tali iniziative/mostro che oltretutto e come sempre sono valutate nel chiuso delle stanze del potere senza alcuna partecipazione ed eventualmente condivisione con le associazioni di categoria interessate. Pertanto le sottoscritte Associazioni ambientaliste esprimono il proprio dissenso su tali iniziative estemporanee, inutili e rischiose per la collettività foggiana (economica e non), iniziative che non apporterebbero alcun vantaggio per lo sviluppo territoriale ed urbano di lunga durata, diffuso e popolare, introducendo per contro pesanti effetti paesaggistici e ambientali.  Certi di essere convocati al più presto in merito a quanto su riportato, Legambiente, Circolo “Gaia” Foggia – LIPU, Sez. di Capitanata – V.A.S.,  Sez. di Foggia                                Foggia, 27.05.2013

L’eolico mortifica anche i capolavori del cinema italiano

Piantagioni eoliche sopprimono l’identità della Nazione oltre a Natura e Paesaggio

All’indomani della 70a edizione della Mostra del Cinema di Venezia, al Sud ricorrono 10 anni di un capolavoro cinematografico che, però, è scandalosamente omaggiato con la cancellazione dell’anima territoriale che ne fu ispirazione: alla devastazione di paesaggi, natura e storia perpetrati dell’eolico si aggiunge quella della cultura. 2003, nasce “Io non ho paura, tratto dall’omonimo romanzo di Ammaniti. Una storia ambientata nel 1978, in un immaginario, minuscolo borgo pugliese e tradotta con gli occhi di un bambino. Il piccolo Michele di 10 anni, tra sentimenti ed emozioni, è alle prese con le angosce di un segreto più grande di lui: il rapimento di un suo coetaneo. Sullo sfondo è miscelata la drammaticità e la crudeltà degli adulti. Con l’abilità di un grande regista, Gabriele Salvatores, proprio il Paesaggio e la Natura dei luoghi diventano essi stessi personaggi di una narrazione coinvolgente, perché l’ambiente “racconta cose che i personaggi in carne e ossa non esprimono” come lo stesso regista ha affermato in proposito. “Le immagini di grandi spazi, dosate con musiche suggestive, parlano anch’esse – afferma Enzo Cripezzi della LIPU di Puglia e Basilicata - e raccontano di un sud assolato e luminoso, naturale, dominato dall’oro dei campi di grano estivi. Il contorno di Nibbi reali e altri animali selvatici contribuisce incantare lo spettatore”. (a questo link sul canale youtube della LIPU di Capitanata, un estratto del film insieme a un assaggio della colonizzazione eolica) Per le riprese, Salvatores aveva scelto i mosaici paesaggistici che lo avevano catturato e ispirato ai piedi del Vulture melfese, tra Basilicata e Puglia. Campagne dorate, panorami ben conservati, infiniti, il vulcano del Vulture sullo sfondo, masserie e testimonianze della civiltà rurale. Era il luogo ideale per la location di una grande pellicola, con riprese ad altezza del grano e degli occhi dei bambini. Il film si affermava, anche all’estero, come una delle pellicole più belle del cinema italiano. “Io non ho paura” veniva premiato dalla critica ma anche con riconoscimenti e nomination per regia, fotografia, sceneggiatura. Fino ad essere riconosciuto “Opera di Interesse Nazionale” dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali e poi essere candidato a rappresentare l’Italia agli Oscar. “Questi territori sono stati umiliati, subiscono un'aggressione sempre più estesa- continua Cripezzi - la valle dell’Ofanto con le campagne di Melfi e Candela dominate dal massiccio del Vulture, sono state vergognosamente amputate della loro bellezza grazie a una politica miserabile. Il versante pugliese incancrenito, quello lucano, in vista del Castello Federiciano che diede i natali alle costituzioni di Melfi, squallidamente condannato da altre decine e decine di megatorri in costruzione. E cosi non è risparmiata nemmeno la grandiosità del Vulture, assediata da cortine di pale enormi dopo migliaia di ettari già confiscati, assoggettati e degradati sul piano paesaggistico, naturale e storico nel Mezzogiorno”. Quindi, territori sempre più ampi, a perdita d’occhio, sottratti anche alla memoria e alla identità di un Paese incapace di riconoscere le vere ricchezze, con istituzioni complici di una colossale speculazione territoriale. Ironia della sorte, il confine appulo-lucano tra le pendici del Vulture Ofantino e la valle Bradanica viene proposto come meta rappresentativa di questa location cinematografica. Schizofrenicamente, da una parte si promuovono “Apulia Film Commission” e “Lucana Film Commission” per favorire l’industria del cinema al Sud, dall’altra si distruggono i beni più preziosi, funzionali, tra l’altro, all’ispirazione di opere cinematografiche ! Ed è solo un esempio: gli scenari del Sud hanno conferito pregio a molte altre pellicole famose ma inesorabilmente l’eolico, con le sue dimensioni sproporzionate e invasive, con il suo carattere degradante, sta ingoiando i territori del Mezzogiorno nell’indifferenza più irresponsabile. “Ancora una volta, l’ennesima – conclude Cripezzi -, pretendiamo uno stop immediato all’inaccettabile foraggiamento finanziario dello Stato per queste ulteriori mattanze territoriali, inutili e perfino dannose anche per la stessa lotta ai gas serra, come dimostrato con alternative inoppugnabili. In un momento di crisi come questo è ancor più imperdonabile, qualunque decisore politico dotato di buon senso direbbe BASTA. L’eredità immorale lasciata da centinaia di pale già disseminate è più che sufficiente per riflettere sulle follie compiute”. LIPU - Coordinamento per la Puglia e per la Basilicata - 23.9.2013

Bosco Incoronata: da Parco Regionale a Parco “spezzatino”.

LIPU contesta il “taglia e cuci” speculativo sulla perimetrazione proposto dai consiglieri  Losappio e Lonigro in Commissione Ambiente regionale.

Nuovo colpo di mano per trasformare istituti di corretta gestione territoriale in giocattoli con cui favorire utilizzi opachi delle risorse ambientali. E’ approdata in V Commissione Ambiente del Consiglio Regionale la proposta di legge per modificare la perimetrazione del Parco Regionale del Bosco Incoronata a firma dei consiglieri Lonigro e Losappio (SEL). (Clicca qui per vedere la proposta) Si propone di tagliare l’area fluviale a monte, oltre la SS655 Foggia Candela, su cui per altro insiste anche il SIC (Sito di Importanza Comunitaria) “Valle del Cervaro – Bosco Incoronata”, adducendo fantomatici “studi di alto contenuto tecnico” a conforto della inutilità di quell’area e, in chiave generica e sibillina, “realtà imprenditoriali con elevati standard tecnologici e innovativi in materia di tutela ambientale e sicurezza sul lavoro a rischio per i vincoli che l’area protetta comporta”. “Ma se queste attività si caratterizzano “….con elevati standard tecnologici e innovativi in materia di tutela ambientale…” – afferma Enzo Cripezzi della LIPU  pugliese – che bisogno c’è di promuoverne la fuoriuscita dall’area protetta? In realtà appare chiara l’ennesima furbata promossa per favorire la cava fluviale della Conglobix, anzi, un suo prevedibile ampliamento di 13 ettari oggi ricadenti nell’area protetta, cosi come già richiesto anni fa tra le polemiche che ne seguirono.” Per completare la farsa, i consiglieri Lonigro e Losappio hanno previsto di compensare la proposta oscena barattandola con l’ampliamento della perimetrazione su zone agricole contermini al bosco e al santuario, con contorno di carciofeti, serre e capannoni. La LIPU esprime fermamente la propria opposizione a questo disegno che non ha alcun fondamento scientifico. Taglio della ZPS (Zona di Protezione Speciale) nell’area più delicata della laguna di Lesina a beneficio di notabili di turno e cacciatori; tagli al Parco Regionale dell’Ofanto a beneficio di speculatori e politicanti antiparco; aborto dei Parchi regionali dei Monti Dauni a beneficio di parchi finti, quelli eolici; vergognosa deregolamentazione della VIA per impianti rinnovabili con proliferazione anche di impianti a semplice DIA (Dichiarazione di Inizio Attività); conferimento della delega delle procedure di VIA al ventre molle delle Province con risultati disastrosi …. “Un curriculum poco ecologista quello di Losappio – aggiunge Cripezzi –, da quando era assessore nella precedente Giunta regionale, più che assessore all’ambiente si è rivelato un “assessore aggiunto all’industria”, quella eolica, come fu da noi ribattezzato. Una politica che oggi si replica contro il Parco del Bosco Incoronata  in una Commissione che di Ambiente ha ben poco”. E infatti la proposta di legge contro il Parco del Bosco Incoronata è stata presentata in Commissione Ambiente invitando ufficialmente Amministrazioni e alcune Associazioni ma non, ovviamente, la LIPU ! Dimenticanza? Certo che no: la firma della convocazione (vedi qui la convocazione) è quella del Presidente di Commissione,  Pentassuglia (PD), antiparco contestato dalla LIPU (vedi anche precedenti comunicati e video youtube) che ne chiese le dimissioni dopo la sua la proposta di “legge – fuorilegge” per aprire la caccia nel Parco delle Gravine, o dopo quella per il peggioramento delle norme in materia di attività venatoria su tutto il territorio regionale. “La LIPU ha rispetto per le istituzioni – conclude Cripezzi – ma ciò non significa accettare giochi di bassa lega a scapito di natura e territorio. Le attività produttive si possono conciliare e armonizzare nell’ambito della compatibilità ambientale e del redigendo Piano di Gestione del Parco. Disponibili al confronto in tal senso ma non accettiamo provocazioni o approcci speculativi. Intanto sono inaccettabili e scandalose le posizioni di assenso espresse dal Sindaco Mongelli, dal delegato comunale Pontone (PD) e dal dirigente della Provincia D’Attoli: sono contro gli interessi della collettività. Intraprenderemo le dovute azioni nei confronti delle istituzioni interessate.” Foggia, 29.05.2013                                                                              LIPU  Puglia