Archivi categoria: Aree protette, SIC, ZPS, IBA

Parco dell’Incoronata: Si alla gestione, No alla riperimetrazione

Le richieste di Italia Nostra, Legambiente, LIPU, VAS e WWF A distanza di più di tre anni dall’istituzione del Parco Regionale Bosco Incoronata, invece di dare finalmente avvio ad una corretta gestione dell’area protetta con la redazione dei suoi strumenti di pianificazione (Piano del Parco e Regolamento), osservano Italia Nostra, Legambiente, LIPU, VAS e WWF di Foggia, si continua a perdere tempo con proposte di riperimetrazione. L’aspetto più inquietante è che queste proposte vengono da parte di soggetti privati i cui pur legittimi interessi hanno poco a che fare con la tutela della natura: con questa logica, infatti, non si riuscirebbe mai a porre un punto fermo all’istituzione di un’area protetta. Le associazioni si riferiscono in particolare alla proposta di riperimetrazione del Parco Incoronata presentata dalla ditta Conglobix s.n.c., la cui attività d’estrazione d’inerti si trova a pochi passi dal torrente Cervaro e all’interno dell’area protetta, senza il coinvolgimento di nessuno degli attori che all’epoca della nascita del Parco contribuirono alla definizione del suo perimetro. I sostenitori di questa proposta, probabilmente allo scopo di avvalorare la propria tesi di riperimetrazione, oggi criticano aspramente, a distanza di anni, le scelte condivise dal vasto tavolo di partenariato che  Comune di Foggia e Regione Puglia intesero ascoltare prima di varare l’attuale perimetrazione. In particolare Italia Nostra, Legambiente, LIPU, VAS e WWF rivendicano con orgoglio il loro ruolo determinante nell’estensione della ridotta iniziale ipotesi di perimetro, sostanzialmente limitata al bosco, al fine di includere anche il torrente Cervaro da cui il bosco trae la sua linfa vitale. È lampante, infatti, che l’assetto della vegetazione dipenda dagli apporti idrici provenienti dal torrente. Per questo motivo, e per conseguire uno snellimento del sistema di gestione della vincolistica presente nella zona, si propose di far sostanzialmente coincidere la perimetrazione del Parco con quella del SIC (Sito d’Importanza Comunitaria). Inoltre, per proposta delle associazioni, si decise di includere nel parco anche la Masseria Giardino, nella speranza che quest’importante monumento, oggi abbandonato al degrado e parzialmente crollato, potesse diventare elemento di attrazione storica e culturale dell’area protetta. Per quanto riguarda l’attività imprenditoriale in questione, se fosse stata già avviata la gestione dell’area protetta con un Piano del Parco vigente, si sarebbe potuto cercare un equilibrio tra le esigenze produttive della Conglobix e la salvaguardia ambientale dell’area, evitando di riaprire polveroni inutili sul perimetro del parco. Questa vicenda, osservano le associazioni ambientaliste, rimarca ancora di più l’esigenza, più volte espressa, di procedere rapidamente ad ottemperare a tutti gli obblighi contenuti nella legge istitutiva del Parco Incoronata e cioè l’approvazione del Piano del Parco, del Regolamento e del Piano Pluriennale Economico e Sociale. Fino ad oggi, invece, il Comune di Foggia, dopo l’iniziale slancio avuto nella fase d’istituzione del Parco, non sta mostrando altrettanta attenzione nell’indispensabile, ed ormai urgente, fase d’avvio e di consolidamento dell’area protetta. Tanto meno sono state soddisfatte le istanze di Italia Nostra, Legambiente, LIPU, VAS e WWF che da tempo chiedono, come previsto dalle norme nazionali, una loro rappresentanza in seno all’organismo di gestione allo scopo di meglio monitorare l’operato del Parco. Foggia, 18.01.2010

Italia Nostra - Foggia

Legambiente - Foggia

LIPU – Foggia

VAS - Foggia

WWF - Foggia

OASI LIPU GRAVINA DI LATERZA (TA): SABATO 14 INAUGURAZIONE DELLE NUOVE STRUTTURE

  Si terrà sabato 14 novembre, alle ore 10,30, l’inaugurazione delle nuove strutture dell’Oasi LIPU Gravina di Laterza (TA). Si tratta di un’ecoludoteca, prima struttura del genere in Puglia, un orto botanico dedicato alla flora del Parco delle Gravine, una sala didattica e un percorso per disabili. Nel corso della manifestazione sarà effettuata a cura dell'Osservatorio Faunistico Regionale una reintroduzione in natura di alcuni rapaci recuperati nel territorio regionale. Queste strutture – sottolinea la LIPU - vanno a completare la componente relativa al pubblico e ai bambini permettendo lo svolgimento di attività legate alle tematiche di educazione e sensibilizzazione ambientale e promozione del territorio. Per la LIPU è uno dei due pilastri della gestione di Oasi e aree protette in generale, potendo unire le attività di conservazione della natura (l’Oasi LIPU Gravina Laterza è uno dei luoghi più importanti per la tutela di molte specie di uccelli minacciate a livello internazionale e nazionale) a quelle di educazione e fruizione della natura. L’appuntamento è il seguente: Oasi LIPU Gravina di Laterza  - Sabato 14 novembre, ore 10,30 Centro visite Oasi LIPU - Contrada Selva San Vito, Laterza Interverranno:
  • il Vescovo di Castellaneta  S.E. Mons. Pietro Maria Fragnelli
  • il Sindaco di Laterza, Giuseppe Cristella            
  • l'Assessore Provinciale all'Ambiente ed alle Aree protette, Michele Conserva
  • l'Assessore Comunale all'Ambiente, Licia Catucci
  • il responsabile nazionale Oasi e Riserve LIPU, Ugo Faralli
  • il responsabile dell'Osservatorio Faunistico Regionale, Pino Inglese
L’inaugurazione delle strutture è resa possibile grazie al progetto POR Puglia 2000-2006  Misura 1.6 Linea 3, "Salvaguardia e valorizzazione dei beni naturali ed ambientali" P.I.S. 13 "Habitat rupestre"- Recupero infrastrutture finalizzate alla fruizione compatibile e alla conoscenza delle aree naturali protette. Taranto, 12 novembre 2009              Ufficio Stampa - LIPU Birdlife Italia

S. Paolo di Civitate (Fg), il caso: Dai Parchi eolici ai Parchi veri.

Una politica controcorrente che respinge l’eolico e pensa al futuro del territorio. E della comunità.

Non fanno più notizia i lamenti delle Amministrazioni pubbliche che si nascondono dietro le royalties per giustificare la più pesante speculazione e modifica territoriale che il Mezzogiorno abbia mai conosciuto ad opera di una potentissima lobby.

La lobby eolica ! Permea il confronto democratico delle piccole comunità, si insinua in maniera strisciante nel consenso, mercificando i valori endogeni e l’identità culturale delle realtà locali: denaro in cambio di territorio, di paesaggio, di biodiversità, di storia e in genere di tutto l’assetto urbanistico, con la copertura di un’altra speculazione, quella culturale sulle fonti rinnovabili. Si parte dal basso, con i contatti e i contratti capestro, quelli che opzionano l’uso sulle aree, che si possono mercanteggiare con altre società e che inducono le aspettative finanziarie per gli agricoltori. Con il rischio ventilato dell’esproprio. Fino allo squallido condizionamento delle rappresentanze democratiche e l’immancabile affissione di un virtuale cartello sul agro comunale: S-vendesi territorio. Sullo sfondo, regole su misura per accontentare la lobby e alla fine ecco il risultato: un cancro, le cui metastasi si allargano ovunque senza più nemmeno il ritegno. C’è però un caso degno di nota, o meglio di “notizia”. A S. Paolo di Civitate (Fg) l’Amministrazione comunale ha adottato una politica “diversa”, di corretto governo del territorio come dovrebbe essere giusto e normale, o incredibilmente “innovativa” se paragonata a quella degli altri comuni pugliesi. Anche qui numerosi progetti: in principio fu la Fri-El di Bolzano, famosa per essere stata inquisita in Sicilia per reato di voto di scambio, a proporre con forza una trentina di torri eoliche. Poi tante altre: la Clean Energy Re Tre e la Free Energy Tre, in realtà molto Foggiane e consorelle allo stesso civico (!), con oltre 50 pale; quindi la Sud Energy con altre decine di pale fino alla Srl Colonne d’Ercole con ulteriori piantagioni eoliche. Ma l’Amministrazione di S. Paolo ha assunto la coraggiosa responsabilità di non liquidare il bene più prezioso, il territorio e tutti i suoi valori, omologandolo a una implicita occupazione industriale di macchine eoliche. Tenendo fede alla storia di questa comunità con battaglie popolari contro porcilaie, discariche e, appunto, progetti eolici industriali, questa Amministrazione ha respinto le progettualità dei mega impianti in tutte le sedi. Non solo. A S. Paolo l’Amministrazione si è impegnata in direzione diametralmente opposta, promuovendo, tra l’altro, rimboschimenti piuttosto che bonifiche della ex discarica per andare “oltre”, perseguendo dal basso la creazione di un’area protetta regionale sulle fiume Fortore (Sito di Importanza Comunitaria) e sulle colline sovrastanti, di intesa con la LIPU, che anch’essa aveva avversato le aggressioni eoliche nell’agro comunale. Un’area pensata dall’Amministrazione e dalla LIPU nel 2007 per salvare e sviluppare in armonia un pezzo di territorio e adottata dal Sindaco, Generoso Perna, e la sua Giunta in meno di due settimane, salvo poi oltre un anno e mezzo di burocrazie regionali e del consueto, scontato ostruzionismo in Consiglio regionale. Anche questi tempi descrivono la determinazione di una politica nel segno della chiarezza verso i cittadini e del rispetto territoriale con lo sguardo al futuro. Molto stridente rispetto invece alla rozzezza che ordinariamente si riscontra in altre Amministrazioni che cedono piacevolmente alla irrimediabile consegna del territorio alla speculazione eolica, con una politica che ha ben poco di ambientale, riferita unicamente ad un becero parametro: denaro. E allora più pale per tutti ! Ovunque e comunque. Se ci sarà la possibilità di trasmettere alle future generazioni quella che è una eredità, non solo ambientale e paesaggistica ma anche culturale, lo si dovrà anche a questo raro “illuminismo” che ad oggi, rammarica dover prendere atto che sembra essere tra i pochissimi in Puglia, se non l’unico! Per una volta si creerà un Parco vero, un’area protetta per la collettività, non solo della Daunia, dove sperimentare modelli di sviluppo armonici. Non ci saranno cosiddetti “Parchi” eolici, termine abusato oltre misura per ammorbidire la vera natura di queste opere invasive. Foggia, 02.11.2009                                             LIPU – Sezione reg.le della Puglia

MARE, STUDIO LIPU SULLA BERTA MAGGIORE ALL’ARCIPELAGO DELLE TREMITI (FG)

Preziose informazioni sulle aree marine utilizzate dalla specie sono state ricavate da un dispositivo elettronico applicato sul dorso di 16 esemplari Pesca intensiva, predatori, inquinamento, distruzione dell’habitat. Sono i principali fattori che da alcuni decenni stanno causando un forte declino degli uccelli marini, a livello globale così come nel Mediterraneo. A denunciarlo è la LIPU-BirdLife Italia, che durante la scorsa stagione estiva ha effettuato nell’isola di Capraia, nell’arcipelago delle Tremiti (Parco Nazionale del Gargano) una ricerca sulla Berta maggiore, una specie marina tra le più importanti che nidificano nel Mediterraneo e classificata come “Vulnerabile” dalla Lista Rossa nazionale delle specie minacciate di estinzione. La specie è dal 2008 sotto stretta osservazione della LIPU nell’ambito del progetto “IBA marine”, volto a studiare le aree marine più significative per l’avifauna. Partito l’anno scorso (con il supporto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare) con un articolato studio nell’isola di Linosa, in Sicilia, dove vive una grande colonia di Berta maggiore formata da 10mila coppie, lo studio è proseguito quest’anno con fondi propri dell’associazione appunto nell’arcipelago delle Tremiti, dove la Berta maggiore nidifica sia sull’isola di San Domino e che su quella di Capraia. Obiettivo del progetto IBA marine è quello di studiare le aree di nidificazione e alimentazione in mare aperto utilizzate dalle specie marine indicate nell’allegato I della direttiva comunitaria “Uccelli”, che in Italia sono per esempio la Berta maggiore, la Berta minore, il Marangone dal ciuffo e alcune specie di gabbiano come il Gabbiano corso, il Gabbiano Roseo e il Gabbiano corallino. Nelle tre settimane di lavoro passate nell’isola di Capraia, scelta come sede dello studio, i ricercatori della LIPU hanno inserito sul dorso di 16 esemplari di Berta maggiore un dispositivo elettronico (chiamato Gps logger) che ne ha ricostruito i movimenti in mare aperto, dal momento in cui l’animale si allontana dal nido per recarsi in mare aperto e alimentarsi, fino al ritorno, dopo qualche giorno, al nido stesso. In collaborazione con l’Osservatorio faunistico della Regione Puglia, gli uccelli sono stati inoltre pesati, misurati e dotati di anello identificativo. “Con questa ricerca – dichiara Giorgia Gaibani, responsabile settore IBA e Rete Natura 2000 LIPU-BirdLife Italia - aggiungiamo un altro tassello importante sulla strada della conoscenza e della tutela delle specie marine. Ci auguriamo – conclude – di poter proseguire il nostro progetto anche nei prossimi anni per poter arrivare nel più breve tempo possibile a un quadro più preciso della situazione”. In media, i viaggi delle berte in mare aperto sono durati oltre sei giorni, da un minimo di due giorni fino a un massimo di 12. Durante l’incubazione – spiega Jacopo Cecere, del Dipartimento Conservazione Natura LIPU-BirdLife Italia - il maschio e la femmina di Berta maggiore fanno i turni: mentre uno dei due rimane sull’uovo, l’altro compie un viaggio di diversi giorni durante i quali si alimenta accumulando depositi di grasso che gli permetteranno di sopravvivere per diversi giorni una volta rientrato al nido”. E’ stato osservato come le berte, in mare aperto, si spostino lungo una direttrice distante tra i dieci e i 20 chilometri dalla costa, e si concentrino per alimentarsi prevalentemente in quattro aree marine: due si trovano presso l’arcipelago delle Tremiti, una di fronte al primo tratto di costa Sud delle Marche, e un’ulteriore più a Nord quasi all’altezza del Monte Conero. Un esemplare ha anche effettuato un tragitto più lungo spingendosi fino alle isole della Dalmazia (Croazia), sul lato opposto del Mar Adriatico, per poi rientrare al nido. Oltre ai pericoli che le berte incontrano in mare a causa della pesca industriale con “palamiti”, dove gli uccelli rischiano di rimanere impigliati e morire per annegamento, all’inquinamento e al disturbo dell’uomo dovuto anche al turismo (il Mediterraneo ospita il 32% del turismo internazionale), è stato inoltre identificato all’isola di Capraia, ma il problema è diffuso anche in altri siti di nidificazione della specie, la minaccia del Ratto nero, che preda le uova al nido. Un danno enorme, considerato che l’uovo depositato dalla berta è l’unico nell’intera stagione riproduttiva. 13 ottobre 2009      Ufficio Stampa  LIPU-BIRDLIFE ITALIA

IL TAR SUL PARCO DEL GARGANO: RICONSEGNA LA POLTRONA AL PRESIDENTE MA LASCIA IRRISOLTI I PROBLEMI

 

La sentenza del TAR Puglia, osservano LIPU e WWF, restituisce a Gatta la poltrona di presidente del Parco del Gargano sulla base di aspetti procedurali che hanno esclusivo valore amministrativo ma che certamente non possono indurre alcun concreto effetto positivo sulla grave situazione nella quale versa il territorio e la natura dell’area protetta.

A prescindere dagli esiti giudiziari, permangono, infatti, le annose ed inconfutabili problematiche sollevate dalle associazioni ambientaliste relativamente alle carenze sulla tutela ambientale che vanno dal diffuso abusivismo edilizio e relativa assenza di abbattimenti nonostante la disponibilità dei finanziamenti ministeriali alla mancata adozione del Piano del Parco che rappresenta lo strumento fondamentale per la tutela e la valorizzazione del territorio.

A proposito di questo basilare strumento di pianificazione, LIPU e WWF osservano che in soli due mesi il commissario straordinario ha rimesso sul tappeto la questione, riprendendo l'incartamento e riavviando l'iter di approvazione impaludato dall’agosto del 2005. Le stesse associazioni ricordano che in un incontro del 2006 con gli ambientalisti, le ultime parole famose dei vertici del Parco furono “…entro dicembre il Piano sarà adottato… al massimo entro febbraio 2007” !

Per LIPU e WWF sono anche preoccupanti le diffuse irregolarità amministrative, contabili e finanziarie nella gestione dell’Ente rilevate dagli ispettori della Ragioneria Generale dello Stato.

Cosa succederà adesso? L’auspicio delle Associazioni, che è quello che dovrebbero avere tutti coloro che hanno veramente a cuore il Gargano, è che si possa giungere in breve almeno ad un Piano del Parco, non realizzato per effetto dei pesanti condizionamenti dei suoi nemici e delle lobby del cemento, ma che costituisca davvero la prima pietra per la rinascita di questo straordinario territorio.

Foggia, 25.04.2008         LIPU Sez. di Foggia         WWF Sez. di Foggia