Eolico, il saccheggio dei Monti Dauni. Conferenza stampa di LIPU e Italia Nostra

I numeri, gli interessi, le responsabilità, gli impatti, i percorsi autorizzativi, i finanziamenti, le proposte….: questo ed altro sarà alla base di interessanti documenti che saranno esposti sul grave fenomeno di proliferazione incontrollata delle centrali eoliche in Puglia, con particolare riferimento alla Capitanata, che sta per modificare per sempre e pesantemente il volto del territorio con gravi ripercussioni sulle aspettative di uno sviluppo equilibrato e sostenibile. Quanto accennato sarà esposto nell’ambito di una importante Conferenza Stampa organizzata dalle Associazioni Ambientaliste Italia Nostra e LIPU, con il supporto del Comitato Nazionale del Paesaggio e la partecipazione del coordinamento di Comitati spontanei contro l’eolico selvaggio, che si terrà Sabato 19 marzo 2005 alle ore 10.30 presso la Sala Giunta della Provincia di Foggia, p. XX Settembre.

Eolico: il saccheggio dei Monti Dauni.

Sono invitati gli Organi di Informazione, Presidente, membri di Giunta e di Consiglio dell’Ente Provincia, la Commissione Ambiente e gli organi Tecnici della Provincia, il Prefetto, la Cittadinanza della Capitanata. In relazione agli importanti contenuti che saranno esposti sarà estremamente gradita la presenza dei giornalisti. Foggia, 17 marzo 2005 LIPU –  Sezione Prov.le Foggia                Italia Nostra – Sezione Prov.le Foggia

fiume Fortore: la denuncia di LIPU e WWF sulle cause dell’inondazione

 

PER UN FIUME GIÀ VIOLENTATO SI PROSPETTANO NUOVE CEMENTIFICAZIONI

Fra le cause dell’alluvione in Capitanata, evidenziano LIPU e WWF di Foggia, vi sono certamente i drastici interventi sul bacino idrografico del Fortore.

Ci  si è dimenticati, infatti, che si tratta di un fiume con un suo spazio vitale. Oggi il Fortore è stato ridotto, nel suo aspetto fisico, a poco più di un ruscello, tanto che qualche spericolato imprenditore ha pensato bene di installare un impianto di calcestruzzi proprio nel letto del fiume. Imbrigliato da sponde di cemento, rettificato in molti tratti, assediato dalle attività umane, dopo l’ennesimo allerta maltempo il Fortore non ha retto più e si è ripreso lo spazio che per tanti anni gli uomini gli avevano tolto. Un tempo, come ricordano ancora gli anziani dei paesi che si affacciano sul fiume, anche notevoli quantità d’acqua venivano agevolmente smaltite grazie alle numerose casse d’espansione (anse che lo stesso fiume creava per trovare un suo equilibrio) e agli amplissimi argini che in alcuni tratti raggiungevano anche le centinaia di metri di larghezza, senza che la folta vegetazione presente lungo le sponde costituisse un ostacolo al deflusso. Non deve, evidenziano LIPU e WWF, quindi meravigliare quanto accaduto in questi giorni e sarebbe anche semplice individuare gli interventi riparatori: restituire al fiume il suo spazio naturale riappropriandosi prima di tutto dei terreni demaniali occupati abusivamente e imporre un piano di gestione per la diga di Occhito nel rispetto delle esigenze ambientali del territorio a valle. Invece già c’è qualcuno che invoca per il fiume una punizione esemplare: radere al suolo tutta la vegetazione e, perché no, cogliere l’occasione per cementificare ulteriormente gli argini o, peggio, promuovere qualche altra diga sfruttando l’emotività del momento. La disinvoltura con cui si prospettano simili rimedi ai mali ambientali provocati dall’uomo trova le associazioni LIPU e WWF drasticamente contrarie. La disinformazione di chi fa simili affermazioni favorisce solo la logica degli appalti a breve termine con il ripetersi di simili eventi nel tempo: è l’ennesima, gravissima speculazione. Le associazioni ambientaliste, con il conforto scientifico, hanno dimostrato a tutte le autorità interessate come una seconda diga sul Fortore, tra l’altro concepita ai tempi dell’ex-cassa Mezzogiorno, non sia altro che inutile, deleteria per tutte le componenti ambientali, costosa con uno spreco enorme di risorse pubbliche, socialmente penalizzante. A questo proposito le Associazioni ambientaliste osservano che le uniche autorità che da mesi non hanno dato alcun riscontro ai propri esposti sono proprio gli uffici della Regione Puglia, integrando un’altra grave e illegittima caratteristica di questo progetto: la mancanza di trasparenza e di rispetto dei percorsi di accesso alle osservazioni sulle valutazioni di carattere ambientale. Inoltre, l’alluvione è stata aggravata dall’esigenza di rilasciare con urgenza (malgrado ripetuti allarmi meteo) le acque dalla diga di Occhito da parte del Consorzio di Bonifica, Ente interessato alla costruzione del secondo invaso sul Fortore, facendo sorgere un altro interrogativo agli ambientalisti: esiste un piano di gestione della diga di Occhito? Si propongono, inoltre,  interventi di “pulizia” e deforestazione del fiume che non farebbero altro che aggravare la situazione di vulnerabilità, con grave dispendio di risorse pubbliche. LIPU e WWF ricordano anche che il Fortore è stato individuato come Sito di Importanza Comunitaria (SIC), vale a dire un’area naturalistica di interesse a livello europeo, grazie alla presenza di habitat naturali di grande valenza come i boschi a galleria. Per questo motivo il fiume è tutelato da leggi comunitarie, nazionali e regionali che prescrivono un’attenta valutazione di incidenza prima di effettuare qualsiasi intervento, anche con carattere di urgenza, che possa minacciare l’esistenza di questi habitat. La violazione di queste norme, come già accaduto nel recente passato per il torrente Cervaro, comporta l’avvio di una procedura di infrazione dell’Unione Europea nei confronti dello Stato italiano che potrebbe sfociare anche nel blocco dei finanziamenti comunitari usufruiti dal territorio dove è stato commesso l’abuso. LIPU e WWF pertanto chiedono sin d’ora al Prefetto di Foggia e a tutte le istituzioni, già più volte interessate su simili problematiche, di vigilare affinché eventuali interventi che dovessero essere programmati a breve, siano condotti nel più rigoroso rispetto delle norme e della trasparenza nei confronti delle associazioni ambientaliste garanti di un interesse collettivo. Altresì, LIPU e WWF rilanciano, ancora una volta, la necessità di creare un contorno di correttezza e trasparenza, quale atto legalmente dovuto, sul famigerato progetto della diga di Pian dei Limiti.

Foggia, 09.03.2005           LIPU prov.le Foggia      WWF Foggia                         

LEA: È ORA DI FARE CHIAREZZA

Italia Nostra, Legambiente, LIPU,  WWF chiedono un confronto con la Provincia di Foggia

Desta non poche perplessità nelle associazioni ambientaliste Italia Nostra, Legambiente, LIPU, e WWF di Foggia,  il “balletto” sulla gestione del LEA, Laboratorio di Educazione Ambientale della Provincia di Foggia.

Questa struttura, già al centro di polemiche tra l’Ente Provincia ed Aforis, è stata oggetto di un bando pubblico per un nuovo affidamento della gestione. Se l’intenzione era quella di dare trasparenza, pluralismo e nuovo vigore al LEA, ora, quasi alla scadenza dei termini e senza alcuna motivazione ufficiale, il bando viene ritirato. Il timore dell’ennesima operazione di acquisizione di potere con manovre clientelari di affidamento diretto e la “sistemazione” di qualche unità lavorativa, appare fondato. Eppure il LEA rappresenta un luogo di formazione, discussione, educazione e mediazione per i diversi soggetti che agiscono sul territorio, dalle scuole alle associazioni, dagli enti pubblici agli operatori economici privati. Il suo mandato è quello di diffondere una nuova cultura ambientale e di rendere praticabili modelli e stili di vita sostenibili, promuovendo e sostenendo la partecipazione della cittadinanza attiva. Un compito non facile, che richiede professionalità e competenze che non si inventano dall’oggi al domani. Sebbene un Ente pubblico abbia la facoltà di gestire in proprio strutture di questo genere, le modalità rocambolesche con cui la Provincia approda a tale decisione preoccupano non poco. Un gretto approccio alla delicata materia dell’Educazione Ambientale, che tradisce un’impostazione semplicistica e poco lungimirante anche per le più impegnative politiche ambientali della nostra Provincia. Non a caso siamo agli ultimi posti delle graduatorie nazionali in tema di ambiente e qualità della vita. Un costo sociale che oggi è pagato da tutti i cittadini che potrebbero presentare il conto a chi ha la responsabilità di operare scelte e prendere decisioni. Pertanto, per tutto quanto accaduto, le Associazioni Ambientaliste impegnano l’Amministrazione Provinciale, nella persona del suo Presidente, ad un confronto aperto affinché sia riconosciuto e  sancito a pieno titolo, anche nell’ambito del LEA, il ruolo che esse svolgono in materia di educazione e sensibilizzazione ambientale.  Foggia, 02.02.05 Italia Nostra     Legambiente    LIPU   WWF    -   Sezioni  di  Foggia 

Era ora ! La collettività avrà l’area naturale protetta del Bosco Incoronata

   

Dopo anni di ritardo può dirsi praticamente concluso l’iter per arrivare al traguardo della istituzione dell’area protetta del Bosco Incoronata! Si è infatti tenuta l’ultima preconferenza organizzata dalla Regione, alla quale hanno partecipato il Comune di Foggia, le Associazioni e altri Enti potenzialmente interessati da questo processo.

Le Associazioni Ambientaliste Italia Nostra, Legambiente, LIPU, WWF e VAS hanno salutato con estrema soddisfazione la conclusione dell’annoso procedimento che approda a un risultato di grande rilevanza per la collettività, soprattutto foggiana.

Nell’ambito dell’incontro sono stati evidenziati in bozza gli elementi costitutivi che andranno poi ad essere formalizzati con un atto ufficiale dell’Ente Regionale: il documento di indirizzo e le indicazioni di massima della perimetrazione.

Le Associazioni Ambientaliste hanno valutato positivamente tali documenti e hanno espresso suggerimenti in ordine a tali punti. In particolare hanno proposto l'estensione del perimetro dell'area protetta anche al tratto del torrente Cervaro ricompreso nel territorio del comune di Foggia. Infatti il bosco rappresenta un “unicum” ecosistemico legato al torrente Cervaro che rappresenta un vero e proprio corridoio ecologico con altre aree naturali, contribuendo ad una visione complessiva e omogenea del comprensorio naturale dauno.

La proposta è stata valutata favorevolmente dalla Regione Puglia, ha avuto un sostanziale via libera dalla delegazione comunale presente al tavolo istituzionale e non ha suscitato obiezioni da parte degli altri soggetti rappresentati. Si attende ora solamente la ratifica dell’Amministrazione Comunale perché sia dato il formale via libera all’atto istitutivo.

Le Associazioni Ambientaliste, quindi, si ritengono soddisfate del risultato conseguito per la collettività che permette un moderato ottimismo, dopo costosi progetti che nel passato hanno veicolato oltre 5 mld di vecchie lire con risultati del tutto opinabili.

Italia Nostra, Legambiente, LIPU, WWF e VAS intravedono ora la speranza che anche la Capitanata possa recuperare il tempo perduto con la ripresa di analoghi procedimenti per le altre aree protette che, pericolosamente esposte al degrado, aspettano l’istituzione dal 1997, anno in cui la legge regionale di riferimento le individuava.

Foggia, 22 dic. 04

Italia Nostra           Legambiente            LIPU                 WWF               VAS                 Sezioni di Foggia

DISCARICA DI SAVIGNANO AI CONFINI CON LA PROVINCIA DI FOGGIA

Italia Nostra, Legambiente, LIPU e WWF esprimono solidarietà alle popolazioni e ai sindaci 

Italia Nostra, Legambiente, LIPU e WWF di Foggia  esprimono solidarietà alle popolazioni dell’Irpinia e del Subappennino Dauno Meridionale e ai sindaci dei comuni di Panni, Greci, Montaguto e Savignano , aggrediti dalle forze dell’ordine in occasione del presidio alla discarica d’Ischia, in comune di Savignano Irpino, ai confini con i comuni della Provincia di Foggia. La vicenda dimostra ancora una volta che gli impianti di smaltimento dei rifiuti non si possono fare senza il consenso delle popolazioni, che sempre più spesso scendono in campo per difendere la propria salute e il  territorio in cui vivono. Come sempre, le istituzioni, quando devono individuare un impianto  pericoloso,  cercano territori già svantaggiati,  paesi che già devono subire lo spopolamento e l’abbandono. Comuni che  sono a rischio “estinzione”, come  i piccoli comuni dell’Irpinia e del Subappenino Dauno Meridionale, e che quindi possono opporre una   resistenza minima.  Secondo questa logica, è sempre meglio situare  la discarica in aree in cui, troppo spesso, le popolazioni sono state bistrattate ed abbandonate e quindi sono “rassegnate” a subire di tutto, tanto, peraltro, si troverà sempre qualche grande proprietario terriero che non vive più in quel comune e che è disposto a fare “l’affare” con la vendita dei terreni Italia Nostra, Legambiente, LIPU e WWF sono  convinti che gli impianti di smaltimento dei rifiuti bisogna farli, ma prima è necessario elaborare dei piani provinciali condivisi dalle popolazioni  e non agire in stato di necessità, con scelte imposte da un commissario per l’emergenza rifiuti. Sono ormai dieci anni che le regioni meridionali, ed in particolare la Puglia, la Campania, la Calabria e la Sicilia, hanno un commissario per l’emergenza rifiuti e sarebbe ora che lo smaltimento degli stessi torni ad un regime normale  , anche perché questi dieci anni hanno dimostrato che l’emergenza non è stata risolta, anzi si è acuita . Lo dimostrano le percentuali di raccolta differenziata ancora troppo lontani da quanto previsto dalla legge Ronchi e, a cicli alterni, i rifiuti che restano abbandonati nelle strade, con la popolazione costretta ad accettare soluzioni inique a causa dell’emergenza. Con l’emergenza è facile far passare tutte le soluzioni e ,se poi sono imposte con la forza, può accadere, com’è accaduto, che le istituzioni siano aggredite da altre istituzioni. Il coordinamento delle associazioni Italia Nostra, Legambiente, LIPU e WWF ribadisce la sua avversione alla creazione della discarica nel comune di Savignano, ai confini con il comune di Panni in località Ischia, perché il sito prescelto allo stato attuale non è in alcun modo classificabile come “ex-cava” poiché, da oltre 50 anni, l’intera area, di tipo collinare degradante, ha avuto un naturale risanamento con vegetazione e coltre erbosa da pascolo. Si evidenzia anche che il torrente Cervaro rientra tra i Siti d’Importanza Comunitaria  ai sensi del DPR n 357 del 1997 e successive modificazioni, pertanto qualunque intervento che possa avere conseguenze sul sito, come nel caso della discarica di Savignano, deve essere sottoposto a valutazione d’incidenza. Inoltre, l’area è sottoposta a vincolo idrogeologico e a vincolo da parte  della Sovrintendenza ai Beni Ambientali per essere attraversato dal torrente "Rifieto“, classificato fra le acque pubbliche con sfocio, a circa 100 metri, nel fiume Cervaro. Foggia, 19.12.04 Italia Nostra      Legambiente      LIPU      WWF     -   Sezioni di Foggia

ogni giorno salviamo una parte di natura: la Tua