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Relitto Eden V. ULTERIORI, INQUIETANTI NOVITÀ RILEVATE DA LIPU, VAS E WWF

relitto edenV ortofoto 

A conferma dei timori espressi da LIPU, VAS e WWF della provincia di Foggia per la Duna di Lesina in relazione al progetto di rimozione del relitto navale “Eden V”, le stesse Associazioni segnalano una gravissima, inquietante novità. Si tratta dell’apertura di piste e pericolosi movimenti terra, da parte d’ignoti, con distruzione sistematica e rimozione della macchia mediterranea, sulla duna di Lesina e proprio all’altezza del relitto navale presso la pista esistente.duna lesina pista aperta Il tutto è stato già segnalato al Corpo Forestale dello Stato e da questi riscontrato con la  richiesta di conoscere gli esiti delle indagini. Quella che era una pista impervia che conduceva a mare nei pressi della Eden V ora sta per trasformarsi in una pista larga e a  “doppia corsia”, preludio all’assalto temuto dalle associazioni ambientaliste da parte del turismo di massa e del bracconaggio, nel cuore di una delle aree più integre e meglio conservate del Parco. La domanda che sorge, evidenziano LIPU, VAS e WWF, è inquietante. A chi interessa che si aprano comode strade d’accesso fino al cuore della duna? Le Associazioni sottolineano come l’area di Lesina, e l’istmo lagunare in particolare, sia una zona “caldissima”, al centro di appetitosi interessi mai sopiti di assalti edilizi e di pseudo-turismo di rapina, nati negli anni 70 e 80 con i progetti di lottizzazione “Karumba” e ancora oggi tornati alla ribalta, ad esempio con il progetto di lottizzazione “Lesina 2”. Incuneare strade, piste e strutture antropiche sulla duna di Lesina, significa fare un colossale regalo a qualcuno e avviare al degrado uno dei fiori all’occhiello del Parco Nazionale del Gargano. Questo è il pericolo più grave cui si va incontro con la rimozione della Eden V. LIPU, VAS e WWF considerano come un primo positivo segnale la disponibilità  al confronto da parte dell’assessore all’ambiente della Provincia in seguito al loro intervento sulla vicenda, non mancando però, al pari dell’avviso emesso per la vendita e rimozione del relitto, di “avvisare” pubblicamente le società interessate che l’intervento in questione va assoggettato alla Valutazione d’Incidenza come previsto da precise normative di riferimento e in alcun caso aggirabili e che su questa procedura faranno valere le proprie ragioni. Foggia, 19.10.2006  LIPU - Sez. di Foggia        VAS – Sez. di Foggia        WWF - Sez. di Foggia

GRAVE PERICOLO PER LA DUNA DI LESINA DALLA RIMOZIONE DEL RELITTO NAVALE “EDEN V”

La denuncia di LIPU, VAS e WWFrelitto edenV ortofoto

Grave pericolo per la Duna di Lesina a causa di un mostro che dorme nel mare e che inaspettatamente si decide di eliminare. Si tratta della rimozione del relitto navale “Eden V” con progetto dell’assessorato all’ambiente della Provincia di Foggia da promuovere con finanziamenti dello stesso Ente e a mezzo bando di gara pubblico, già discusso e stilato nell’ambito di una conferenza di servizio tra Enti a vario titolo coinvolti.

Le Associazioni ambientaliste della provincia di Foggia LIPU, VAS e WWF intervengono sulla vicenda, considerando la cura così come concepita, ovvero  la rimozione della nave naufragata, più nociva della malattia ovvero della presenza del relitto stesso. Le Associazioni ambientaliste hanno, pertanto, inoltrato un atto di diffida, con richiesta d’accesso agli atti, all’Assessorato Ambiente della Provincia di Foggia, Parco Nazionale del Gargano, Capitaneria di porto di Manfredonia, Comune di Lesina, Ispettorato Forestale, Settore Ecologia della Regione Puglia e Corpo Forestale dello Stato. Le associazioni denunciano il grave impatto su fauna, flora e paesaggio determinato dal cantiere di non poco conto che sarà realizzato sulla spiaggia finalizzato ufficialmente a favorire la rimozione graduale del relitto navale. Ma aspetto di gran lunga più grave è la frequentazione e l’incremento della mobilità viaria determinata, quanto meno, dai mezzi pesanti interessati dal cantiere che dovranno trasportare lungo il delicato istmo dunale la nave pezzo per pezzo. Senza contare, evidenziano ancora LIPU, VAS e WWF, le conseguenze, gravissime determinate dalla prevista  “stabilizzazione” e “consolidamento” delle attuali piste che si sviluppano sul cordone dunale sabbioso e che così diventeranno delle vere e proprie carreggiate. È evidente che a margine di tale intervento, già di per sé deleterio, vi sarà una nuova esposizione dell’istmo dunale, del tutto incontrollabile e ingestibile, al turismo di massa nel cuore della spiaggia più integra, per non parlare del bracconaggio, diurno e notturno, paradossalmente con un danno ben superiore rispetto alla presenza del relitto navale. Il tutto si traduce, denunciano LIPU, VAS e WWF,  in una vera e propria modifica permanente dell’assetto territoriale, con la realizzazione d’opere finalizzate alla mobilità, per altro di mezzi pesanti, vietate nelle “Zone 1” dalle misure di salvaguardia del decreto istitutivo del Parco e a nulla può valere la secondaria utilizzazione come piste taglia fuoco allo scopo di giustificare speculativamente le opere. L’iniziativa si tramuterà in un irreversibile colpo al cuore di una delle aree più integre e meglio conservate del Parco Nazionale del Gargano e per questo in gran parte ricompresa come Zona 1 dello stesso. L'intervento proposto, evidenziano le Associazioni ambientaliste,  non rispetta neanche  le prescrizioni del regolamento d’attuazione del piano di gestione del pSIC "Duna e Lago di Lesina - Foce del Fortore" approvato dal Parco del Gargano nel 2002 che vieta <<qualsiasi intervento che possa provocare la perdita o la diminuzione delle caratteristiche naturali delle aree>>. Il piano di gestione è anche a conoscenza dell'Unione europea in quanto era stato realizzato nell'ambito di un progetto Life attuato dal Parco. LIPU, VAS e WWF  ritengono che il Piano di rimozione del relitto possa contemplarsi esclusivamente via mare e con l’insediamento di un cantiere nei pressi del relitto, dal carattere assolutamente temporaneo e che contempli il perfetto ripristino dello stato dei luoghi alla fine dei lavori. Il tutto non senza aver rispettato le vigenti normative di riferimento dell’area protetta e dei siti Natura 2000 presenti, ovvero del SIC (Sito d’Importanza Comunitaria) e ZPS (Zona di Protezione Speciale) che insistono proprio sull’area d’intervento, e rispetto ai quali Regione ed Ente Parco assumono particolari responsabilità nei confronti dell’Unione Europea. Per LIPU, VAS e WWF un progetto con tali conseguenze ambientali non può essere affrontato e risolto nella sconcertante disinvoltura di conferenze di servizio. Secondo un copione tipico dell’improvvisazione, il piano di rimozione del relitto in questione appare definito senza prevedere le prescrizioni derivanti dall’assoggettamento dell’intervento alla “Valutazione d’Incidenza”,  prevista e non aggirabile dalla attuale normativa. Per questi motivi, le Associazioni, riservandosi di adire alla Autorità Giudiziaria in caso di prosieguo dell’iniziativa, hanno chiesto all’Ente Parco e all’Ente Provincia di Foggia  i verbali e le risultanze delle sedute della conferenza di servizio relativa alla rimozione del relitto, alla Capitaneria di Porto di Manfredonia di sospendere la pubblicazione dei bandi per i lavori, al Corpo forestale dello Stato la verifica e la vigilanza preventiva dei luoghi allo scopo di prevenire ogni manomissione dell’ecosistema dunale, all’Assessorato  Ecologia della Regione Puglia  di conoscere le istanze dei procedimenti di Valutazione d’Incidenza che saranno eventualmente intrapresi dai proponenti l’intervento di rimozione del relitto. Foggia, 10.10.2006 LIPU- Sez. di Foggia         VAS– Sez. di Foggia         WWF- Sez. di Foggia

Parco del Gargano: l’invasione degli ecomostri

La denuncia di Legambiente, LIPU e WWF

Le Associazioni ambientaliste denunciano l’ennesimo attacco al territorio garganico. L’ultima colata di cemento sul Gargano è stata denunciata da Legambiente, LIPU e WWF al Corpo Forestale dello Stato. Si tratta della costruzione di edifici poco distanti dal mare davanti all’Hotel Gusmaj, in agro di Peschici, sulla litoranea Vieste – Peschici al km 14.600. Per la realizzazione del nuovo complesso turistico risultano abbattute diverse piante autoctone, per lo più macchia mediterranea, in una preziosa zona costiera. Dunque una nuova devastante opera che sottrae a tutti paesaggio, spazio e natura. Anche se dovesse risultare che la nuova realizzazione abbia ricevuto tutte le autorizzazioni e, pertanto, sul piano formale, dovesse essere regolare, dotata di tutte le carte e i bolli, osservano le associazioni ambientaliste,   questo non esime dal gridare allo scandalo. Il turismo sul Gargano non può essere l’alibi per inondare di cemento ogni tratto libero e pregiato del territorio. Le amministrazioni devono riflettere se conviene continuare in questa politica di cementificazione selvaggia, o se non sia arrivato il momento di dare segnali diversi. Il primo segnale le associazioni lo aspettano dal Parco nazionale del Gargano. Legambiente, LIPU e WWF si chiedono, infatti, se il Parco debba continuare a dire di si a tutto o se sia giunto il momento di assumere un ruolo di garante rispetto alle politiche di gestione del territorio. Si  aspetta da tempo un primo segnale sul versante della lotta all’abusivismo edilizio, ma finora, dopo le promesse e i trionfalistici proclami, i fatti non sono arrivati, nonostante da anni il Parco abbia in cassa il denaro per procedere agli abbattimenti. Il Gargano, evidenziano ancora Legambiente, LIPU e WWF, è ormai diventato il regno dell’abusivismo edilizio con un consumo selvaggio, rovinoso ed inarrestabile del territorio sempre più sommerso dalla lebbra cementizia. Manca ogni forma di controllo e si edifica senza regole. Lo stesso ministro dell’ambiente Matteoli, nel convegno “Ambiente e legalità”, organizzato nel luglio dell’anno scorso nel Parco del Vesuvio, ha confermato che il Gargano è fra i parchi del meridione a più alto tasso d’abusivismo edilizio. In questa situazione appare un Parco Nazionale che non dispone controlli, anzi, che continua a rilasciare nulla osta e pareri favorevoli sulla costruzione di nuovi immobili e non da il via all’abbattimento di tanti ecomostri, ad iniziare dalle villette abusive di Torre Mileto che non possono usufruire di nessun condono. Eppure nella definizione che un dizionario fornisce di “Parchi e riserve naturali” si legge: ”Territori tutelati per impedire che siano alterati, se non distrutti, da scelte speculative”. “L’Ente Parco dispone da qualche anno di 500 mila euro, concessi dal Ministero dell’Ambiente per gli abbattimenti delle costruzioni abusive, ancora utilizzati nonostante le ripetute sollecitazioni delle associazioni ambientaliste. Il fatto che non si riesca a procedere su questa partita e che il Piano del Parco non riesca ad essere adottato definitivamente, ci restituisce lo scenario di una dirigenza succube delle dinamiche di potere locale, incapace di dare un segnale di cambiamento. Il presidente Gatta dovrebbe ispirarsi al suo compagno di partito Amilcare Troiano, Presidente del Parco Nazionale del Vesuvio che ha messo in atto una procedura che si sta dimostrando efficace, in pieno territorio della camorra, con 32 manufatti abusivi demoliti, e altri 2 in procinto di abbattimento, e 30.000 metri cubi rasi al suolo”. Ma, osservano Legambiente, LIPU e WWF, le carenze dell’attuale presidenza Gatta non riguardano solo la lotta alla cementificazione selvaggia. L’amministrazione del Parco appare inadeguata su altre fondamentali questioni: dove è il Piano del Parco? Dove sono le iniziative volte al rilancio dell’economia agricola e zootecnica? E la promozione turistica? Foggia, 10/05/06 Legambiente – Coordinamento Gargano LIPU - Sez. prov.le di Foggia WWF - Sezione Puglia

NUOVO ATTACCO AL PERIMETRO DEL PARCO DEL GARGANO

LIPU E WWF CHIEDONO DI CONOSCERE I FINANZIAMENTI EROGATI AI COMUNI

Il Ministro dell'ambiente Matteoli, intervenendo a Mediterre, ha sottolineato che la stragrande maggioranza dei comuni italiani preme per entrare nei parchi, consapevoli delle opportunità di lavoro delle aree protette, solo nel Gargano avviene il contrario e molti comuni chiedono di escludere dal Parco vaste e preziose zone del proprio territorio. Si ripropone quindi, evidenziano le sezioni di Foggia di LIPU e WWF, dopo un breve periodo di calma, l'infinita storia della perimetrazione del Parco del Gargano. Un’ulteriore spinta in questa direzione verrà senz’altro dalla lettera con la quale il presidente pro tempore Nicandro Marinacci ha invitato i sindaci a far pervenire entro il 15 maggio prossimo le proposte di riperimetrazione. Per LIPU e WWF, a questo punto diventa però essenziale che il Parco renda noto i dati sulle risorse finanziarie messe a disposizione dei comuni. Si deve rendere pubblico entità e utilizzazione di tali finanziamenti. Non vorremmo, precisano le due associazioni ambientaliste, scoprire che proprio i comuni che oggi stanno chiedendo riduzioni dell'area protetta sono quelli che hanno maggiormente beneficiato del danaro pubblico. LIPU e WWF concordano con quanto dichiarato da Marinacci "il Parco deve essere una scelta e non un dovere" ma, proprio per questo motivo, sono assolutamente contrarie a "furbe" logiche di "accaparramento" delle risorse della serie "mordi e poi fuggi". I comuni che hanno fruito dei finanziamenti pubblici del Parco e che  oggi chiedono riduzioni dell'Area protetta, probabilmente abbagliati da meschini e miopi calcoli elettorali sollecitati da alcuni ben individuati interessi corporativi come quelli venatori, dovrebbero oggi, in tutta onestà, restituirli per consentirne l’utilizzazione a quelli che nel Parco ci credono veramente e ci rimangono. In quest’ottica, per LIPU e WWF, è essenziale, per evitare il ripetersi di simili spiacevoli situazioni, che nella futura programmazione il Parco premi solo quei comuni che con coerenza s’impegnano a non richiedere riduzioni di perimetro e a promuovere attività sostenibili con la protezione dell'ambiente e della natura. LIPU e WWF fanno osservare che, a seguito delle delibere approvate dai Comuni di S. Giovanni Rotondo, S. Marco in Lamis, Rignano Garganico e Serracapriola di considerevole riduzione dell’Area Protetta, erano già intervenute nella vicenda. Nell’aprile 2003 si sono, infatti, rivolte al Ministero dell’Ambiente, al Presidente  e all’Assessore all’Ambiente della Regione Puglia, ai Sindaci dei Comuni del Parco, per chiedere di respingere senz’altro le proposte di riduzione che si configurano, di fatto, come un sostanziale rigetto dell’Area Protetta e di attivarsi per dissuadere ulteriori simili iniziative affinché il Parco possa proseguire serenamente nel proprio percorso di crescita. A questo proposito, le associazioni ambientaliste  ricordano che l’attuale perimetro – il terzo dall’istituzione del Parco – è il frutto di un lungo e laborioso processo di negoziazione che ha visto coinvolti tutti i soggetti istituzionali, economici e sociali interessati alla questione. In quella sede sono state espresse e valutate tutte le istanze provenienti dal territorio, in uno spirito sostanzialmente costruttivo e non pregiudiziale, proprio perché si riteneva che il raggiungimento di un perimetro certo fosse la necessaria condizione preliminare per progettare il futuro dell’area protetta. Non si deve dimenticare, infatti, precisano LIPU e WWF, che con l’ultima perimetrazione anche le associazioni ambientaliste fecero le loro rinunce non opponendosi alla modifica d’alcuni confini che pure costituiva un arretramento di posizioni già acquisite, ma che comunque era funzionale al conseguimento di un obiettivo più ampio quale il consolidamento del Parco. Foggia , 04.05.2004                  LIPU - Foggia                WWF - Foggia

GRANDE SODDISFAZIONE DI LIPU E WWF PER LE DEMOLIZIONI DEGLI EDIFICI ABUSIVI A TORRE MILETO

LE DUE ASSOCIAZIONI AUSPICANO CHE CONTINUI QUESTA SALUTARE OPERA DI RIPRISTINO DELLA LEGALITÀ E DI RESTITUZIONE DELLA NATURA RUBATA

Finalmente sono iniziati gli abbattimenti degli edifici abusivi a Torre Mileto. LIPU e WWF accolgono con grande soddisfazione la notizia del completamento delle prime quattro demolizioni d’edifici costruiti abusivamente su terreno demaniale – cioè appartenente a tutti i cittadini e non a chi se ne è appropriato illecitamente – in un contesto di grande rilevanza ambientale come l’istmo della laguna di Lesina. Le due associazioni ambientaliste esprimono il loro apprezzamento nei confronti dell’amministrazione comunale di Lesina che, con tenacia e determinazione, ha perseguito la strada del rispetto della legge e della tutela dell’ambiente, l’unica che può consentire ai cittadini garganici di conseguire un effettivo e duraturo sviluppo sociale ed economico. Non a caso la laguna di Lesina e il suo istmo sono stati sin dall’inizio inseriti nel perimetro del Parco Nazionale del Gargano e successivamente designati dalla Comunità Europea come Sito d’Importanza Comunitaria (SIC) e Zona di Protezione Speciale (ZPS). Questo grande valore, riconosciuto a livello internazionale, appare purtroppo diminuito dalla presenza dell’ecomostro di Torre Mileto, cresciuto a dismisura a partire dai primi anni ’80 (circa il 90% degli abusi è successivo al 1980). È pertanto utile ricordare i numeri dello scempio. Il numero d’abusi verbalizzati dal Comune di Lesina fino al 2002 ammonta a 1300, ma da una stima effettuata si pensa che siano almeno altrettanti gli abusi non verbalizzati, per una superficie totale occupata di circa 450 ettari, larga 500 metri e lunga 9 chilometri. Le costruzioni abusive lungo l'istmo si sono fermate solo davanti ad un ostacolo naturale costituito dal canale Schiapparo, uno dei collegamenti della laguna con il mare, che non possiede un attraversamento carrabile. Tutte la zona è priva delle opere d’urbanizzazione quali rete elettrica, rete fognaria, rete idrica d’adduzione, per non parlare di strade e parcheggi. L'elettricità per le singole utenze è fornita da generatori di corrente. Lo smaltimento delle acque reflue avviene tramite pozzi disperdenti e l'acqua per gli usi domestici viene presa da pozzi scavati appositamente, con gravi rischi per la salute pubblica. Nel caso di Torre Mileto non si può neanche parlare d’abusivismo di necessità. Le abitazioni costruite sono tutte seconde case, per buona parte occupanti suoli demaniali. Le domande di condono presentate sono circa 670 di cui 600 relative al condono del 1985 e le restanti a quello del 1994. Fino ad oggi, però, non è stata rilasciata alcuna concessione in sanatoria. E non potrebbe essere altrimenti, poiché vige il vincolo d’inedificabilità assoluta per la fascia litoranea marina a 300 metri dalla battigia e per quella lacustre a 200 metri sancito dalla legge urbanistica regionale 56/80 e confermato sia dal TAR Puglia che dal Consiglio di Stato: in base a questo vincolo tutta la fascia dell'istmo è inedificabile e incondonabile. In secondo luogo molti abusivi non possiedono nemmeno il titolo di proprietà dei suoli, trattandosi di proprietà demaniali. Gli abbattimenti di questi giorni stanno quindi semplicemente restituendo giustizia ad un grande furto perpetrato a danno dei cittadini garganici onesti, anche se la refurtiva difficilmente potrà essere restituita a breve: una refurtiva costituita dagli alberi abbattuti, dalle dune spianate, dagli stagni prosciugati, dagli animali cacciati, in una parola dalla splendida natura che regnava in questi luoghi e dalla possibilità per i nostri figli di poterne fruire in futuro. Per questo LIPU e WWF auspicano che il Comune di Lesina e la Prefettura di Foggia procedano rapidamente alla definizione dell’iter burocratico per continuare questa salutare opera di ripristino della legalità e di restituzione del maltolto. Foggia, 20.02.04                 LIPU Sez. di Foggia          WWF Sez. di Foggia