Ancora privilegi e regali ai poteri forti a scapito di ambiente e interessi collettivi.
La storia si ripete: ieri l’epoca Frisullo generava anni di speculazione selvaggia e norme di favore con risultati devastanti per la povera Puglia.
Oggi
il consigliere Epifani (PD) propone un pessimo disegno di legge regionale che favorisce ancora la speculazione attraverso nuovi allentamenti delle maglie regolamentari vigenti, già colpevolmente tardive e non garantiste.
In commissione Ambiente del Consiglio Regionale
si è svolta a febbraio l’audizione sulla proposta di legge. Il Presidente della Commissione Pentassuglia (PD, noto per il DdL “ammazzaparco” delle Gravine e per l’emendamento “sparatutto” in materia di caccia) ha convocato le parti interessate, avendo cura di non invitare la LIPU tra le Associazioni ambientaliste. La LIPU ha ugualmente inviato articolate controdeduzioni alla Commissione !
Visto il disinteresse della Commissione, le controdeduzioni sono state inoltrate anche al Presidente Vendola e agli assessori al ramo (Ecologia, Territorio e Sviluppo Economico) rappresentando le preoccupazioni per un provvedimento totalmente avulso dalla sostenibilità. (* si rimanda all’approfondimento in coda circa i principali punti contestati).
In una situazione di degrado per la grande quantità di centrali parcellizzate su vasta scala e di palese carenza di governo a livello regionale e nazionale, il buon senso avrebbe voluto che la (buona) politica si preoccupasse di introdurre misure di tutela, o quanto meno la “consolazione” di una
anagrafe degli impianti, con rigide verifiche preventive ed ex post in ordine alla trasparenza delle società e dei capitali impiegati.
Non a caso questo obbiettivo e relative proposte di legge sono stati politicamente abortiti, disattendendo una esigenza ineludibile.
[caption id="attachment_1326" align="alignright" width="225" caption="...di pala in pala "singola" nascono impianti aggirando le norme. Giustizia umiliata."]
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Questa è una politica intollerabile che fa finta di avere la memoria corta per regalare nuovi privilegi agli ecofurbi e ai poteri forti. Ciò è inaccettabile ancor più perché promosso da chi dovrebbe rappresentare istituzioni chiamate a gestire l’interesse collettivo prima ancora che sfacciati interessi particolari e speculativi.
Si smetta di massacrare il residuo bene primario che accoglie Natura, Storia, Agricoltura, Turismo e tutti quei valori che rappresentano la possibilità di futuro per un Mezzogiorno già martoriato. Si orientino risorse e politiche nel segno del rigore e del rispetto territoriale, favorendo la ricerca e incentivando condomini e famiglie cosi da innescare preziose integrazioni economiche.
Perciò la LIPU dice
NO alla proposta di legge Epifani che favorisce ancora gli speculatori, deregolamenta il settore e aumenta privilegi.NO all’ulteriore degrado che ha già devastato e ipotecato la bellezza e i valori della Puglia e del Mezzogiorno.NO alle vergognose bugie mediatiche su pianificazione e previsioni energeticheSI all’immediata anagrafica di tutti gli impianti, legittimi e…. abusivi !SI alla ricerca nel settore e al sostegno ad altri comparti (efficienza energetica, rinnovabili termiche, efficienza dei trasporti) penalizzati dalla voracità della speculazione delle rinnovabili elettriche.SI alla tassazione dei mega impianti impattanti che beneficiano di rendite finanziarie gigantesche, oggi ancora più ingiuste e ingiustificabili, reinvestendo nel sostegno alle pratiche agropastorali per recuperare Paesaggio e Biodiversità.LIPU Puglia - 09.03.2012
NOTA di APPROFONDIMENTO
Intanto,
del tutto pretestuose le motivazioni giustificative alla base della proposta, all’insegna di un falso interesse ambientalista.
Il paventato blocco del settore a causa delle norme è una vergognosa bugia strumentalmente promossa dagli estensori del disegno di legge, chiaramente sotto dettatura della lobby, a giudicare dalla gran mole di richieste e dall’avanzamento autorizzativo e realizzativo dei progetti che danno tutt’ altra percezione.
Un misero contenimento dell’aggressione in atto sarà determinato solo dall’interdizione degli incentivi (tra i più lucrosi in assoluto). Infatti l’atteggiamento tardivo, dei Governi prima e delle Regioni poi, non ha inciso sulla dinamica totalizzante delle rinnovabili sull’urbanistica, sugli ecosistemi e sull’ambiente in generale.
I riferimenti al Piano Energetico sono fuori luogo in quanto – ricorda la LIPU - lo stesso Piano
non è MAI stato approvato ma solo “adottato”
ed è addirittura fuorilegge non essendo MAI stato sottoposto alla obbligatoria Valutazione di Incidenza ai sensi del DPR 357/97 e s.m.i., in ossequio a Direttive Comunitarie di rango almeno pari a quelle che ci si affretta a voler rispettare in materia energetica.
La proposta di legge, poi, insiste gravemente nel revisionare al ribasso il Regolamento Regionale, già insufficiente,
e con esso le aree “non idonee” agli impianti. Come se non bastasse semplifica le norme di settore,
favorendo la deregolamentazione selvaggia per alcune tipologie di impianti, malgrado le tristi esperienze del recente passato (es. impianti eolici “singoli” disseminati furbescamente per costituire cumulativamente vere e proprie centrali eoliche e fotovoltaiche, oltre le soglie deregolamentate).
Inoltre
prevede di destinare fondi strutturali al settore, per di più in chiave generalizzata con l’evidente rischio di far banchettare i soliti noti con succulenti finanziamenti, alla faccia della crisi, delle aspettative di altri settori energetici oltre che di agricoltori e imprenditori al collasso.
Il provvedimento prevede perfino che i comuni definiscano il contributo locale per l’insediamento di impianti rinnovabili, ripercorrendo la penosa prostituzione degli enti locali già vissuta con i PRIE (Piani Regolatori per Impianti Eolici) comunali. In quell’occasione i comuni non fecero altro che identificare TUTTO il territorio comunale possibile a tali usi.
Compare anche un
intollerabile comma “salva-furbi” che andrebbe a depotenziare il controllo sui grossi impianti “spacchettati” in tanti sotto-impianti eludendo le soglie di verifica, di valutazione e perfino l’azione della Magistratura. Non è un caso che sia stata prevista l’audizione in Commissione anche delle Procure pugliesi, un fatto singolare per la trattazione di una norma di legge ma chiaramente emblematico della situazione!
Nel documento
la LIPU pugliese ha anche dimostrato senza appello come rispettare le tabelle della ripartizione Burden Sharing (gli obblighi energetici rinnovabili ripartiti per regione)
senza dover consumare altro territorio pugliese con piantagioni eoliche e distese di specchi fotovoltaici.
Lo ha fatto la LIPU, Associazione di volontariato attiva nel campo della protezione della Natura, con le proprie esigue ma qualificate (e indipendenti) forze, a differenza dei tanti apparati istituzionali che ben avrebbero avuto tutte le capacità per giungere alle stesse deduzioni.
Anzi, in Puglia come a livello nazionale, proprio per raggiungere tali obiettivi
è necessario che le esigue risorse non siano ulteriormente sprecate nel comparto elettrico, dove per anni ha imperversato la speculazione con costi elevatissimi (come puntualizzato dall’OCSE) e con la saturazione delle reti rurali e quindi nuovi costi di adeguamento ma dirottate al comparto dei trasporti e del riscaldamento (raffrescamento) dove i ritardi sono plateali.
Infine la LIPU chiede la
tassazione delle rendite tra le più alte del mondo assicurate dagli incentivi ai mega impianti: oltre 1,5 mld di euro l’astronomica cifra annuale raggiunta per sostenere i grossi impianti eolici e fotovoltaici in esercizio
nella sola Puglia (oltre 4000 MW).
I proventi dovrebbero essere indirizzati ad azioni di miglioramento per Natura e Paesaggio attraverso gli agricoltori, quale briciola di “risarcimento” e di perequazione per la grande alterazione territoriale che la Puglia ha pagato e paga in termini di valori persi per sempre !