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Caccia in Puglia. Dalla Regione nessuna risposta alle richieste di modifica al Calendario Venatorio 2017-18

Intanto la stagione venatoria entra nel vivo e  in Consiglio approda proposta di Legge peggiorativa.

Altura, Centro Studi de Romita e LIPU avevano trasmesso lo scorso 30 agosto una specifica sollecitazione al Governatore della Regione Puglia Emiliano e al suo Assessore all’Agricoltura Di Gioia sul Calendario Venatorio 2017-2018 approvato dalla Giunta (DGR 1304 del 2.8.17). Sulla scia delle istanze ambientaliste nazionali, anche in Puglia le associazioni hanno chiesto la cancellazione della stagione di Caccia, alla luce delle pesanti condizioni ambientali cui la fauna selvatica ha dovuto far fronte su vasta scala territoriale con ridotte possibilità di sopravvivenza : ripetute ondate di caldo rovente, incendi (la Puglia tra le regioni più colpite), siccità estrema. Invece la stagione di caccia, ufficialmente apertasi il 17 settembre è stata favorita con la consueta deroga e la “PRE apertura” lo scorso 2 settembre!   Le istanze invocate alle massime cariche regionali sono ancora lettera morta. Eppure, in subordine alla quanto mai opportuna sospensione della stagione venatoria, Altura, Centro Studi de Romita e LIPU avevano anche chiesto almeno misure minime di modifica al Calendario Venatorio:  annullare la pre-apertura (ormai superata), ritardare l’inizio della stagione al 15 ottobre e soprattutto disporre giornate di caccia fisse e non a scelta del cacciatore. Misure di buon senso! A maggior ragione se si pensa che l’ISPRA, massimo e autorevole organo scientifico in materia, si era pubblicamente espresso in questa direzione con una nota indirizzata alle Regioni, affermando proprio che la situazione meteorologica 2017, “aggravata da una drammatica espansione sia del numero degli incendi sia della superficie percorsa dal fuoco ….., comporta una condizione di rischio per la conservazione della fauna in ampi settori del territorio nazionale e rischia di avere, nel breve e nel medio periodo, effetti negativi sulla dinamica di popolazione di molte specie. Nella nota ISPRA si legge ancora: … si ritiene che…. in occasione della prossima apertura della stagione venatoria, vadano assunti provvedimenti cautelativi atti a evitare che popolazioni in condizioni di particolare vulnerabilità possano subire danni, in particolare nei territori interessati da incendi e condizioni climatiche estreme nel corso dall’attuale stagione estiva”. Come se non bastasse, la Puglia naviga a vista con un Piano Faunistico Venatorio vecchio e inadeguato ma  prorogato per l’ennesima volta mentre la revisione di questo strumento di programmazione è ancora in cantiere. Dulcis in fundo, è approdata in Consiglio Regionale (convocazione per il 20 settembre) la proposta di legge in materia (a firma Pentassuglia e Gatta) che, con la necessità di dover adeguare la norma regionale al recepimento delle Direttive Comunitarie, di fatto si muove in direzione opposta e peggiorativa ! Altura, Centro Studi de Romita e LIPU chiedono quindi al Governatore Emiliano di dimostrare con i fatti quale sia la sensibilità del Governo regionale pugliese in materia di protezione della fauna selvatica, almeno alla luce di una situazione ambientale senza precedenti.                                                                            18.09.2017 Altura (Ass. per la Tutela degli Uccelli Rapaci e loro Ambienti) Centro Studi de Romita LIPU Onlus – coord della Puglia

Perché la Regione Puglia ha smantellato l’Ufficio parchi?

La denuncia di LIPU, Pro-Natura e WWF

 Da un anno e mezzo l'Ufficio parchi della Regione Puglia è privo del proprio dirigente. Lo denunciano le sezioni regionali di LIPU, Pro-Natura e WWF.

Da quando infatti, all'inizio del 2010, l'ing. Francesca Pace è passata a dirigere il Servizio Assetto del Territorio, il posto vacante non è stato più stabilmente ricoperto, a parte due iniziali brevi periodi nei quali si sono rapidamente succedute nel ruolo l'ing. Caterina Dibitonto e l'avv. Lucia Anna Altamura. Al seguito dell'ing. Pace si sono trasferiti altri due funzionari, tanto che oggi all'ufficio parchi lavorano solo dei professionisti con contratti temporanei, peraltro il più delle volte occupati per altre mansioni. Questa situazione di precarietà è poi aggravata dal fatto che anche il servizio ecologia, a cui gerarchicamente afferisce l'ufficio parchi, è privo di dirigente da quando l'ing. Antonello Antonicelli ha assunto il ruolo apicale di dirigente d'area. Da ciò consegue che il dirigente d'area è costretto a svolgere anche le due funzioni sottostanti (servizio ecologia ed ufficio parchi) con immaginabili ripercussioni sui carichi di lavoro e sulla tempestività delle decisioni. Le conseguenze negative di questa situazione non si sono fatte purtroppo attendere. Sono ormai lontani gli anni della spinta propulsiva che, seppur con alcune contraddizioni e lacune, aveva dato la prima giunta Vendola alla tutela delle aree protette con lo sblocco degli iter istitutivi dei parchi regionali previsti dalla legge, con l'ampliamento della rete Natura 2000 e con l'avvio dei piani di gestione di SIC e ZPS. Oggi lo stallo dell'ufficio parchi rappresenta lo specchio dello stallo nella politica regionale di tutela delle aree protette e la scommessa fatta dall'ex assessore Losappio di affidare la gestione delle aree protette regionali agli enti locali si può dire persa. Infatti i parchi istituiti da Vendola sono finora rimasti solo sulla carta, non avendo ancora approvato alcuno strumento di programmazione e mostrando una totale incapacità di spendere i (pochi) fondi che la regione ha loro attribuito, o in altri casi rimangono allo stadio embrionale sotto lo schiaffo di opposizioni strumentali e speculative, fino ad arrivare all'esempio eclatante del parco regionale dell'Incoronata che, sotto la fallimentare gestione del comune di Foggia oberato dai debiti, rischia di vedersi spuntare accanto una distesa di 200 ettari di pannelli fotovoltaici su terreni di proprietà comunale che per questo saranno trasformati da agricoli a industriali. Ma vi è anche il caso del parco del Medio Fortore, un fantasma che ha visto solo l'individuazione e l'adozione delle misure di salvaguardia e che da un anno e mezzo è in attesa della definitiva approvazione in consiglio regionale. O ancora il parco dell'Ofanto, ancora senza organi di gestione dopo un'istituzione travagliata, mentre nessun ufficio parchi vigila su una situazione indefinita. Anche la delega affidata alle province sulle valutazioni di impatto e di incidenza ambientale sta mostrando tutti i suoi limiti, con l'approvazione di decine di progetti, soprattutto in campo energetico ed edilizio, che di sostenibile non hanno nulla e che contraddicono palesemente le linee programmatiche propugnate dal Governatore Vendola. Di pari passo con la cessione delle competenze agli enti locali e la loro responsabilizzazione nella gestione dei territori protetti ci doveva essere, a parere di LIPU, Pro-Natura e WWF, un analogo rafforzamento delle capacità di controllo da parte delle strutture regionali che, libere dalla quotidiana gestione delle pratiche, avrebbero potuto concentrarsi sulla programmazione di livello regionale e sulla verifica delle attività svolte dalle strutture delegate. La seconda giunta Vendola è andata invece nella direzione opposta optando per lo smantellamento dell'ufficio parchi che negli anni scorsi rappresentava un punto di riferimento per tutte le regioni meridionali. Se si proseguirà su questa strada, lo Stato Italiano si troverà a dover affrontare una nuova ondata di procedure di infrazione comunitaria poiché l'unica possibilità che resterà alle associazioni per tutelare le aree protette regionali sarà quella delle denunce alla Commissione europea. Bari, 18/07/2011     LIPU Puglia                                    Pro-Natura Puglia                              WWF Puglia

Caccia : in punta di piedi arrivano modifiche alla Legge Regionale pugliese

Pentassuglia (PD), l’antiparco inventore del Parco “non protetto” delle Gravine in cui cacciare liberamente, propone ora un Disegno di Legge che peggiorerebbe la norma in materia venatoria. ENPA, Italia Nostra, LAV, LIPU e Legambiente intercettano un nuovo tentativo di deregolamentazione venatoria. A firma del noto consigliere Pentassuglia (PD), approda nella Commissione Regionale interessata un Disegno di Legge per modificare la Legge regionale in materia di caccia. E come è ovvio non prevede un quadro roseo. Che Pentassuglia (PD) fosse dalla parte di “caccia selvaggia” e non da quella dei Parchi lo si era capito: qualche settimana fa destava le proteste del mondo ambientalista per un emendamento “ammazzaparco” introdotto a tradimento con un poco elegante colpo di mano nella legge di bilancio. Si voleva consentire cosi la caccia DENTRO l’area, cosiddetta “protetta”, del Parco delle Gravine, in contrasto con altre leggi quadro, anche dello Stato e quindi sovraordinate. Su Youtube - http://www.youtube.com/watch?v=DqEchBCIV0g - è possibile ammirare il consigliere Pentassuglia mentre passa dall’improbabile ruolo di paladino degli agricoltori raccoglitori di olive a quello di difensore di chi trasporta armi NEL parco, non mancando di tirare in ballo la mancanza di democrazia, le vessazioni e il “fare cassa” con i verbali. Da parte di chi? … di chi rappresenta lo Stato e le Istituzioni facendo doverosamente rispettare le leggi? Affermazioni che rischiano di legittimare il bracconaggio (!). Ma in attesa che sia rimossa la norma “ammazzaparco” per le Gravine, le Associazioni ambientaliste registrano invece il tentativo di peggiorare la Legge Regionale n.27/98 e quindi la caccia in tutta la Puglia. Naturalmente non è stata prevista alcuna audizione preventiva mentre, nel merito, spiccano : - la rimozione del divieto di caccia nella fascia di rispetto di 100 m. dalle aree protette; - la mancanza del principio di divieto venatorio durante la riproduzione e la migrazione primaverile (pre-riproduttiva) come previsto dalla legge quadro nazionale; - l’eliminazione delle misure accessorie rispetto alle violazioni penali, quando si ricorre all’oblazione, disattendendo la potestà esclusiva dello Stato in materia di disposizioni di carattere penale; - la penalizzazione delle oasi di protezione, dirottando le percentuali dei fondi previsti e svincolando le Province da precisi obblighi sull’utilizzo di detti fondi; - l’imposizione illegittima e contro la legge quadro nazionale con cui i terreni agricoli interdetti alla caccia dagli agricoltori debbano essere provvisti di recinzioni più alte e quindi più onerose; - l’eliminazione del tetto massimo di cacciatori provenienti da fuori dell’ambito territoriale di caccia (ATC) favorendo cosi un eccessivo ingresso di cacciatori non legati a quel territorio e quindi avulsi  dal mantenimento delle risorse faunistiche. ENPA, Italia Nostra, LAV, LIPU e Legambiente hanno perciò immediatamente presentato le proprie osservazioni al Disegno di Legge indirizzandole ai membri della Commissione interessata, chiedendo una audizione, ma anche trasmettendole al Governatore Vendola e all’Assessore al ramo Stefàno. Si vedrà nei prossimi giorni se ci sarà dialogo e soprattutto se ci sarà la concreta volontà di evitare peggioramenti di una legge che già alcune Associazioni avevano da tempo condannato per alcuni contenuti deprecabilmente aggravati negli anni scorsi.
Bari, 31.01.2011
ENPA
Italia Nostra Puglia
LAV Puglia
LIPU Puglia
Legambiente Puglia

Lettera aperta al Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola

ANIMALISTI ITALIANI - ENPA - LAC - LAV - LIDA – LIPU/BIRDLIFE ITALIA  –  OIPA ITALIA –  VAS/ VERDI AMBIENTE E SOCIETÀ  –  VITTIME DELLA CACCIA - WWF ITALIA

 “Caccia: in Puglia una brutta pagina per la tutela degli animali e il diritto”. Signor Presidente Vendola, le vicende accadute nelle ultime settimane nella regione Puglia in materia di caccia sono di una gravità estrema. La delibera di Giunta che ha allungato la stagione venatoria a varie specie di uccelli è un atto  clamorosamente illegittimo e ingiustificabile e, cosa ormai testimoniata dalla ampia documentazione da noi raccolta, programmato già da tempo in maniera che potessero evitarsi  ricorsi amministrativi e pareri dell’autorità scientifica. Ignorata la scienza, calpestate le regole, danneggiata la fiducia dei cittadini: in Puglia si è consumato non solo un grave e irreparabile danno alla natura, tuttora colpita in una fase delicatissima dei propri cicli biologici, ma un vero e proprio scempio del diritto, di quelli che lasciano attoniti soprattutto perché prodotti da chi dovrebbe dare esempio e fare esercizio quotidiano di buona amministrazione e buona società. E’ lecito domandare un’Italia migliore se in prima persona e così palesemente manchiamo di rispetto alle regole e infrangiamo lo stato di diritto? Abbiamo chiesto a Lei, Signor Presidente, e all’assessore Stefàno, di intervenire con immediatezza  e sanare questa gravissima situazione, annullando la delibera illegittima, come peraltro prescrive l’articolo 97 della Costituzione italiana consentendoLe l’esercizio del potere di autotutela. Abbiamo cioè chiesto un atto concreto e assolutamente dovuto, diremmo ovvio, nonché un’assunzione di responsabilità in particolare da parte dell’Assessore Stefàno, che ha peraltro l’onere aggiuntivo di rappresentare la Conferenza delle Regioni in materia di caccia. Ci rammarica molto dover notare, signor Presidente, che nessun segnale è da Lei giunto. Le associazioni scriventi, con una scelta sofferta, dolorosa e non poco contrastata, hanno deciso di sospendere momentaneamente le azioni previste, ivi incluse quelle giudiziarie per gli abusi e i danni ambientali consumatisi e prodotti con questa tristissima vicenda. Tale decisione, e il grande senso di responsabilità che la accompagna, sono unicamente dovuti all’impegno preso dall’assessore Stefàno nel corso dell’incontro svoltosi a Roma lunedì 24 gennaio, di considerare quella accaduta una vicenda molto negativa ma da superare immediatamente, già con la previsione del prossimo calendario pugliese e con i lavori più generali per garantire che le leggi, le regole e le indicazioni dell’autorità scientifica nazionale siano, a partire dalla Puglia, pienamente rispettate e applicate in tutte le Regioni. La tutela degli animali selvatici e della natura non rappresenta un desiderio astratto, né un obiettivo di grado secondario ma un dovere costituzionale, un obbligo giuridico, una necessità della scienza e della cultura. Gli animali selvatici, patrimonio indisponibile dello Stato, sono un bene comune, un mondo di bellezza, varietà e vitalità straordinaria. Crediamo sia ormai tempo di strapparli alle logiche opache dei più bassi giochi di parte, per restituirli alla comunità intera e a sé stessi, come essa e loro meritano. Roma, 27 gennaio 2011

Rinnovabili: domani le sorti (residue) del territorio pugliese

Le Commissioni del Consiglio Regionale valuteranno il provvedimento adottato dalla Giunta in attuazione delle Linee Guida quadro nazionali.

 Domani la V Commissione (Ambiente e Urbanistica) è convocata in seduta congiunta con la IV Commissione  (Industria e Agricoltura) per pronunciarsi sul regolamento regionale adottato dalla Giunta in attuazione del DM del 10.09.2010 (cosiddette Linee Guida nazionali) in materia di rinnovabili.

Sarà un passaggio delicato, la cartina al tornasole per verificare se l’occasione si trasformerà ancora nel solito gioco al ribasso firmato dalla miseria politica, subalterna ai poteri finanziari, che in questi anni ha determinato la più grande speculazione territoriale del Mezzogiorno. O se invece vi sarà una presa di coscienza e quindi l’immediata approvazione del provvedimento, con le integrazioni migliorative proposte dalla LIPU. Aleggia, infatti, tutto il peso della lobby delle società eoliche, del settore Energia di Confindustria regionale e dell’ANEV (Associazione dei produttori scandalosamente mascherata da Associazione Ambientalista !) che pretendono di continuare ad avere mano libera sull’assoggettamento indiscriminato del territorio, la vera eccellenza pugliese, malgrado i disastri visibili o in attesa di essere compiuti. La LIPU giudica abbastanza positivamente il provvedimento predisposto dalla Giunta seppur nei limiti imposti dal Decreto Nazionale e considerando, tuttavia, la pesantissima ipoteca di impianti indiscriminatamente disseminati, anche con logiche umilianti delle più elementari regole di governo urbanistico.  Basti pensare alla sconcertante deregolamentazione delle macchine eoliche da 1 MW con semplice DIA e a quella per il fotovoltaico fino a 15 MW con l’esclusione dalla Valutazione Ambientale. Azioni del recente passato ma che oggi si stanno evidenziando senza che nessuno sappia nemmeno quante centinaia di impianti si stiano aggiungendo ad un consuntivo già triste. La scomoda eredità dell’ex Assessore allo Sviluppo Economico Frisullo e dell’ex Assessore all’Ecologia Losappio, in realtà Assessore aggiunto all’industria, quella eolica, è stato il punto di partenza con cui hanno fatto i conti gli Assessori oggi protagonisti della stesura del provvedimento (Barbanente, Capone, Nicastro, Stefàno). Tuttavia la LIPU ha trasmesso agli Assessori interessati nonché alla Commissione Consiliare Ambiente una articolata nota per chiedere con determinazione integrazioni fondamentali per tutelare una serie di aree di pregio, in alcuni casi già intaccate da tali insediamenti, fino allo stop definitivo sulle aree già devastate da concentrazioni eccessive di impianti eolici e fotovoltaici (realizzati o in attesa di esserlo perché già autorizzati). Nella stessa richiesta la LIPU ha chiarito quanto gia espresso pubblicamente in occasione della presentazione della bozza delle Linee Guida Regionali: il provvedimento va semmai migliorato, qualunque trattativa al ribasso non può essere negoziabile perché determinerebbe un contesto ancor più intollerabile. Qualunque arretramento rappresenterebbe il colpo di grazia su un territorio già abbondantemente martoriato e su cui a breve sarà visibile l’ipoteca complessiva delle oltre 2000 torri eoliche per quasi 4000 MW di targa, tra centrali realizzate e in attesa ormai di esserlo grazie a pareri ed autorizzazioni già espresse. Sul fronte fotovoltaico invece pesano già la mortificazione di centinaia e centinaia di ettari agricoli scandalosamente regalati alla speculazione energetica ! Il tutto condito dalla cappa di immoralità che ormai permea un settore da sempre privo di griglie regolamentari selettive a fronte di incentivi sconsiderati. Foggia 14.12.2010                                        LIPU - Sezione regionale della Puglia