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Rinnovabili: BASTA ipocrisie, BASTA milioni di euro alla speculazione !

Il FarWest energetico continua a ipotecare migliaia di ettari di territorio senza alcuna sostenibilità ambientale. La LIPU rilancia le verità oscurate.

Non basta partire da giusti principi e poi promuovere acriticamente le fonti energetiche rinnovabili. L’abuso vergognoso e speculativo sta umiliando l’urbanistica e perfino la geografia del Paese con l’ausilio dei più vecchi metodi speculativi.

Un liberismo sfrenato, promosso con la falsa copertina della “ecocompatibilità”, sta compromettendo e mettendo a repentaglio risorse territoriali di inestimabile valore: Biodiversità, Assetto Urbanistico, Paesaggi, Identità culturali, Storia, Archeologia…. E non sono da trascurare deprecabili fenomeni di condizionamento delle fragili democrazie nelle piccole comunità, in svendita per fare cassa. Cosi come lo “strozzinaggio” ai danni dell’agricoltura, ostaggio della crisi e quindi costretta a concedere larghe opzioni d’uso dei terreni a queste industrializzazioni camuffate. La LIPU pugliese da anni lancia l’allarme, avendo seguito con interesse il fenomeno e la assoluta aggressività con cui si è manifestato nel Mezzogiorno, attenzionando centinaia di progetti. Ma i media nazionali non sembrano avere lo stesso coraggio, né una qualsivoglia capacità (o volontà !) di giornalismo di inchiesta che dovrebbe fare oggettiva luce per il bene collettivo e per la stessa qualità d’informazione. Studi ambientali generalmente superficiali, valutazioni scandalosamente disinvolte degli Enti preposti, regole farsa, minacce di ricorsi, cumuli di progetti a cui dare riscontri: situazioni indecenti, vergognose che meriterebbero ben altre attenzioni da parte di Amministratori deputati al (corretto) governo del territorio e dei politici di turno. Invece, stanno per approdare in conferenza Stato - Regioni le, pur gravemente tardive, Linee Guida nazionali per le Autorizzazioni di impianti energetici da fonte rinnovabile. Non si stabilisce alcun obbligo di tutela in capo alle Regioni, non si tiene in alcun conto della moltitudine di pareri ambientali positivi già espressi per migliaia di macchine eoliche, non si argina la pericolosa e incontrollata deriva di impianti da 1MW, solo per citare alcuni aspetti. Insomma, un provvedimento che ha il sapore di una legittimazione al disastro ambientale piuttosto che un orientamento a “salvare il salvabile”. Sull’eolico, un dato tanto oggettivo quanto occultato basta a rendere il senso del VERO stato dell’arte inquadrato su vasta scala dalla LIPU con l’ausilio di numerose realtà locali: considerando non solo impianti realizzati e in esercizio (che non è poco), ma tutti quelli con pareri ambientali già espressi e quindi prossimi ad essere realizzati, la Nazione è silenziosamente ipotecata da oltre 11.000 MW di capacità eolica (*), in gran parte concentrati nel Mezzogiorno ma con un “contagio” che sta massicciamente interessando tutto Paese !  Dato ancora più scandaloso se si pensa che il “position paper” dello Stato Italiano ne prevede 10.000 (più 2000 off-shore) !!!! Dati abilmente oscurati, quindi, per nulla gestiti dalle istituzioni (Governo e Regioni) e men che meno analizzati dai media. Hanno cosi facile gioco i ricatti e i lamenti della stessa lobby per rivendicare, ingiustamente, una scarsa penetrazione dell’eolico in Italia e un conseguente ampliamento del banchetto finanziario -speculativo. Dati desolanti, conseguiti senza alcun dibattito preventivo o qualsivoglia forma di pianificazione o valutazione seria e multidisciplinare su ampia scala, nemmeno quando previsto per legge, e che basterebbero a ricercare con forza un momento di riflessione e di stop a questa vera e propria aggressione. Enormi estensioni fotovoltaiche sugli ecosistemi agrari, invece, sono l’ennesimo insulto all’uso intelligente del territorio, fratturato e frammentato nella sua omogeneità con tutte le conseguenze immaginabili e con una esponenziale impennata alla deleteria dinamica di consumo di territorio. Anche un bambino capirebbe che tali insediamenti industriali possono costituire l’eccezione; la regola dovrebbe imporre lo sfruttamento di coperture e di aree già compromesse. Come pure in diversi casi (spontanei) si è avuto lodevole esempio. Basti ricordare l’impianto integrato su tetto più grande d’Italia, realizzato ad Altamura (Ba) su un capannone industriale ! Le fonti rinnovabili devono servire a salvare il pianeta. Non possono continuare ad essere il “cavallo di troia” per ulteriori deturpamenti territoriali, per di più plurisovvenzionati con incentivi pubblici, i più alti d’Europa e forse del mondo. Non è più accettabile la retorica comunicativa di cui per anni ha beneficiato la speculazione eolica, e oggi anche quella del fotovoltaico : o sei con le rinnovabili (comunque e dovunque) o sei per il nucleare e le fonti fossili. Esiste una terza via: la VERITA’ dei FATTI, oggettiva e soprattutto scevra da interessi. Con queste verità, la LIPU pugliese rinnova con forza la vertenza e il suo impegno di denuncia delle aggressioni e degli usi sconsiderati del territorio rurale, oscenamente declassato a mero ricettacolo di invasive centrali eoliche e assurde distese fotovoltaiche. Sulle rinnovabili vi è un approccio qualunquista con una devastazione del territorio in cambio di denaro, e allora BASTA milioni di euro di incentivi a queste speculazioni ! BASTA ulteriori aberrazioni ambientali ! Governo e Regioni, a cominciare da quella Pugliese, non rimangano a guardare di fronte alla macelleria urbanistica che si sta consumando in completa anarchia ! Ne prendano oggettivamente atto e alla prossima conferenza Stato – Regioni corrano ai ripari. Puglia, 28.04.2010                                                  LIPU - delegazione Puglia (*) Nota: La potenza in MW esprime la potenza massima istantanea (o di targa) che un impianto è in grado di sviluppare in condizioni ottimali di funzionamento, cosa ben diversa dalla energia prodotta che invece dipende dall’effettivo regime di funzionamento dell’impianto.

POLITICA AGRICOLA EUROPEA: LE ORGANIZZAZIONI DEI PROPRIETARI E IMPRENDITORI AGRICOLI EUROPEI E BIRDLIFE INTERNATIONAL (LIPU IN ITALIA) SOTTOSCRIVONO UNA ROAD MAP PER IL FUTURO DELLA PAC

    Per l’Italia la LIPU chiede attenzione ai modelli agricoli ad alto valore naturalistico come le steppe in Puglia e Sardegna, i Magredi in Friuli Venezia Giulia e i pascoli alpini e appenninici La crescita mondiale della domanda di cibo, la sfida del riscaldamento globale e le minacce alla biodiversità europea e alla qualità dell’ambiente. Sono i passaggi fondamentali affrontati dalla proposta di riforma della Politica Agricola Comune (PAC) presentata a Bruxelles da BirdLife International (LIPU in Italia), rete mondiale di associazioni per la difesa della natura, e dalla ELO (European Landowner Organization), l’organizzazione europea dei proprietari terrieri, dei managers di imprese agricole e degli imprenditori rurali. L’evento, organizzato al Parlamento europeo, si è svolto alla presenza di Paolo De Castro, Presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo e ex ministro delle politiche agricole nel primo Governo Prodi, Thierry de l’Escaille, Segretario generale ELO, e Angelo Caserta, Direttore BirdLife Europa. BirdLife International ed ELO ritengono che le sfide globali del nostro tempo, relative alla sicurezza alimentare e alla tutela dell’ambiente, possano essere positivamente affrontate soltanto mediante politiche europee dotate di risorse finanziarie adeguate. La riforma della politica agricola comune (PAC) è un’occasione imperdibile. Le due organizzazioni immaginano una PAC basata su un nuovo approccio che metta al centro del sistema la stipula di contratti tramite i quali gli  imprenditori agricoli siano ricompensati per la loro capacità di fornire alla collettività beni pubblici, come cibi sani e un ambiente salubre, superando l’attuale logica della rendita storica. I cittadini dell’Unione Europea chiedono che il territorio venga gestito in modo da mantenere una biodiversità ricca ed ecosistemi in salute, e che il settore agricolo sia in grado di mantenere una produzione alimentare sul lungo termine attraverso un uso sostenibile delle risorse naturali. Una particolare attenzione deve essere posta ai modelli agricoli ad alto valore naturalistico (High Nature Value Farming) come i pascoli estensivi caratteristici delle aree marginali ad alto rischio di abbandono o di intensificazione, come le steppe nelle Murge in Puglia, nel centro della Sardegna o i Magredi in Friuli Venezia Giulia e i pascoli alpini ed appenninici, essenziali per specie di grande rilevanza conservazionistica come la Gallina prataiola, l’Occhione, Coturnice e Re di quaglie. BirdLife ed ELO, inoltre, ritengono che la nuova politica agricola comune debba basarsi sull’attuale modello utilizzato per la politica di sviluppo rurale, facendo tesoro dell’esperienza maturata con gli schemi agro-ambientali. “Entrambe le organizzazioni - afferma Thierry de l’Escaille, Segretario Generale ELO auspicano una continuità della politica europea e del relativo bilancio per raggiungere la sicurezza alimentare e ambientale (FES – Food and Environmental Security). Concordiamo – aggiunge – che la PAC debba cambiare per far proprie le sfide emergenti di questo secolo: la crescita della domanda di cibo, il pericolo del riscaldamento globale e le minacce alla biodiversità europea e alla qualità dell’ambiente”. “I sistemi attuali – dichiara Angelo Caserta, Direttore di BirdLife Europahanno necessità di essere riformarti per ricompensare adeguatamente i produttori agricoli per i benefici ambientali che essi portano e che sono così fondamentali per entrambi, per la natura e per il nostro benessere di lungo termine”. “La sottoscrizione di questa road map tra ambientalisti e gestori del territorio è di grande importanza  - dichiara Claudio Celada, Direttore Conservazione Natura LIPU BirdLife Italiaperché viene da soggetti che pur seguendo percorsi differenti, concordano sulla necessità di mantenere i fondi alle politiche agricole. Questo purchè si riformi la PAC incentivando la qualità dell’agricoltura e il rispetto dell’ambiente come del resto chiedono i cittadini europei”. Per scaricare il documento comune:   http://www.birdlife.org/eu/pdfs/Proposal_for_the_future_cap_FINAL_21_01_2010.pdf

AGRICOLTURA PUGLIA, LIPU CHIEDE MODIFICA DEL PIANO SVILUPPO RURALE (PSR)

 "MANCANO MISURE ADEGUATE PER LA TUTELA DELL'AMBIENTE E DELLA BIODIVERSITA'"

Le richieste inviate all'assessore regionale Enzo Russo. Il Piano pugliese si colloca nelle ultime posizioni a livello nazionale per tutela di specie e habitat agricoli. Il Piano di Sviluppo Rurale (PSR) della Puglia è carente sotto il profilo della conservazione degli habitat e della biodiversità e si colloca, sotto questo profilo, agli ultimi posti a livello nazionale. Lo afferma la LIPU-BirdLife Italia, che in una lettera inviata nei giorni scorsi a Enzo Russo, assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, chiede un incontro urgente per illustrare le proposte di modifica al PSR regionale e segnala le poche risorse per la conservazione di habitat, flora e fauna selvatiche, l'assenza di misure specifiche per importanti habitat come le steppe, la presenza di misure con potenziali effetti negativi sulla biodiversità. Con la revisione di medio termine (cosiddetta "Health Check") della Politica Agricola Comune (PAC) - spiega la LIPU - l'Unione Europea ha stanziato di recente più fondi per lo Sviluppo Rurale al fine di affrontare le nuove sfide ambientali, tra cui la mitigazione dei cambiamenti climatici, la protezione delle acque e la conservazione della biodiversità. Temi sui quali la regione Puglia è particolarmente esposta, in particolare al rischio di desertificazione che incombe sul 90% del proprio territorio, aggravato da un uso insostenibile dell'acqua. Nella regione risultano inoltre frammentati e degradati habitat naturali e seminaturali di grande importanza, con costante declino della biodiversità. "L'opinione pubblica - dichiara Patrizia Rossi, Responsabile Agricoltura LIPU - si aspetta provvedimenti a favore di un'agricoltura sostenibile, che offra prodotti sani e ricavati da pratiche agricole che tutelano l'habitat e aiutano la sopravvivenza delle specie degli ambienti rurali. Questo Piano invece - conclude - va nella direzione opposta. Chiediamo dunque un cambio netto di rotta". Nella lettera inviata dalla LIPU all'assessore Russo, in particolare, si evidenzia come il PSR pugliese ignori, per esempio, la grande rilevanza naturalistica delle steppe, formazioni erbose seminaturali che vengono utilizzate come pascolo permanente. Ambienti però dissodati, spietrati e messi a coltura: dagli 80mila ettari degli anni Cinquanta, si è passati ai 29mila ettari del 2000. "I pascoli permanenti o steppe - fa notare Rossi - portano non solo benefici alla biodiversità, ma svolgono funzioni ecologiche di grande rilievo come la fissazione dell'anidride carbonica, la protezione del suolo contro l'erosione e la desertificazione, la regolazione delle acque e degli equilibri idrogeologici". Secondo la LIPU, inoltre, il PSR non prevede aiuti per la zootecnia biologica o per le colture da foraggio in agricoltura biologica, una pratica - sottolinea la LIPU - indispensabile per una gestione corretta e il ripristino delle steppe, e inoltre per favorire la diffusione della rotazione delle colture, la cui semplificazione è invece all'origine dell'impoverimento dei suoli e della riduzione della biodiversità negli ecosistemi agricoli. Un'altra critica della LIPU al PSR si rivolge alla misura per la diversificazione del paesaggio agricolo (la n.216 "Sostegno agli investimenti non produttivi"), che prevede la messa a dimora di siepi, boschetti e altri elementi tipici del paesaggio, misura che non risulta accompagnata da una specifica azione agroambientale per la copertura dei costi di manutenzione o la compensazione del mancato reddito per gli agricoltori. Se non si porrà rimedio a questa carenza, la LIPU teme il fallimento della misura.

DIGA DI PIANA DEI LIMITI: LE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE SI RIVOLGONO AL PRESIDENTE VENDOLA E AL DIFENSORE CIVICO

 

ITALIA NOSTRA, LEGAMBIENTE, LIPU, VAS E WWF NON ASCOLTATE DALLA PROVINCIA DI FOGGIA

Si susseguono da diversi anni ormai gli incontri sul progetto della diga di Piana dei Limiti, a valle di quella di Occhito, sul fiume Fortore, promossi dalla Provincia di Foggia. Anche in questi giorni la Provincia di Foggia persevera, nel merito e nel metodo, promuovendo tale opera.

Italia Nostra, Legambiente, LIPU, VAS e WWF hanno pubblicamente e più volte dimostrato in maniera inoppugnabile la inutilità dello stesso progetto, rispetto agli obiettivi prefissati di approvvigionamento idrico, stigmatizzando senza possibilità di smentita il colossale spreco di risorse pubbliche nonché la mancanza di adempimenti formali e sostanziali rispetto alle procedure nazionali di VIA e di Incidenza sui siti Natura 2000 interessati. Hanno, per contro, dimostrato l’esistenza di alternative di gran lunga meno impattanti e più serie per garantire la possibilità di approvvigionamento idrico, al di là delle logiche legate alla intercettazione di finanziamenti e gestione di appalti pubblici. Le Associazioni ambientaliste, non essendo state mai invitate agli incontri finalizzati alla costruzione della diga, ricordano di avere più e più volte reiterato la richiesta alla Provincia per l’accesso ai verbali relativi. In questa situazione, è evidente che l’Ente, oltre ad evitare il confronto e la concertazione, non adempie nemmeno ai percorsi previsti dalla legge. Nella ferma convinzione che a tale opera inutile, dannosa e dispendiosa, esistono alternative di gran lunga più valide nei confronti dei rischi derivanti da mutamenti climatici e da prevedibili crisi idriche,  le Associazioni, oltre  a  rivolgere l’ennesima richiesta di atti alla Provincia, si sono rivolte al suo Difensore Civico chiedendo, ai sensi delle vigenti leggi, di far rispettare le istanze mai esaudite dall’Ente. Analoga richiesta di documentazione relativa alla Diga è stata chiesta dalle Associazioni all’ Assessorato Regionale alle Opere Pubbliche. Inoltre, le Associazioni hanno chiesto un incontro con il Presidente della Regione Puglia per poter rappresentare le proprie posizioni anche perché, nell’ultimo recente incontro presso la Provincia di Foggia, l’Assessore Regionale alle Opere Pubbliche Introna avrebbe fatto dichiarazioni sconcertanti e in apparente contraddizione con la linea assunta dal Governo regionale. Per questo le Associazioni Ambientaliste hanno espressamente chiesto allo stesso Assessore e al Presidente della Regione un preciso chiarimento senza margini di ambiguità. Italia Nostra, Legambiente, LIPU, VAS e WWF non concordano inoltre sullo  “status” autorizzativo del progetto che il Consorzio di Bonifica dichiara già completo di tutte le approvazioni.Come confermato in tempi non sospetti (2004) dalle Direzioni generali del Ministero dell’Ambiente, il progetto è incompleto degli adempimenti ambientali previsti ovvero Valutazione di Incidenza e Valutazione di Impatto Ambientale. Questo è sufficiente per rendere inutile anche il decreto di VIA ottenuto nel lontano 1993 (su un progetto degli anni ’80 !), del resto del tutto inattuale alla luce del nuovo scenario ambientale, territoriale e normativo, mutato in questi ultimi…. 14 anni ! Su questa diga inutile e dannosa, Italia Nostra, Legambiente, LIPU, VAS e WWF sono ben determinate ad andare fino in fondo: oltre a rimarcare i caratteri negativi dell’opera, hanno già denunciato preventivamente alla Corte dei Conti lo sperpero di denaro pubblico che ne deriverebbe e stanno raccogliendo tutta l’istruttoria per una procedura di infrazione comunitaria che avrebbe conseguenze economiche pesantissime sul territorio a cominciare dalla programmazione dei fondi comunitari 2007-2013. Desta preoccupazione inoltre, evidenziano le Associazioni, la posizione dei settori agricoli dei sindacati CGIL, CISL e UIL, espressamente preposti a tutelare gli interessi degli agricoltori, acriticamente in linea con quella del Consorzio,  senza assumere alcuna verifica tecnica sulla bontà dell’iniziativa progettuale. Foggia, 15.02.07 Italia Nostra               Legambiente              LIPU               VAS                WWF