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Parco regionale dell’Ofanto: distrutto prima di nascere ?

Le associazioni ambientaliste Italia Nostra, LIPU e WWF, che si sono impegnate perché la Puglia crescesse sul piano civile ed ambientale con l'istituzione del Parco fluviale dell'Ofanto, lanciano l'allarme: l'istituzione dell'area protetta che sembrava un traguardo raggiunto è messa in discussione da prese di posizioni che mirano ad affondare il suo atto finale. Dopo un articolato iter di conferenze partito nel 2006,  convocazione di sindaci e associazioni agricole, la concertazione della perimetrazione con le più disparate istanze, insomma dopo una procedura lunga, laboriosa, garantista, che ha consentito tempi e modi a TUTTE le figure istituzionali e rappresentative delle categorie di esprimere le rispettive posizioni.. sembrava raggiunto il traguardo del Parco fluviale per la Puglia ed i pugliesi. Invece NO ! E' infatti emersa una battuta d'arresto a margine di proteste e di istanze a tutela di cosiddetti "interessi degli agricoltori", e ora aleggia il rischio che il corretto governo del territorio soccomba in nome di interessi particolari tutt'altro che chiari. Italia Nostra, LIPU e WWF evidenziano come grave e inaccettabile che il Parco fluviale dell'Ofanto sia sacrificato a interessi di chiara matrice speculativa, giacché è inconfutabile la valorizzazione e la tutela che viene invece conferita proprio all'attività agricola. Allora, cui prodest? A chi giova distruggere l'area protetta prima ancora che nasca? Si tratta di posizioni pretestuose, architettate ad arte, che non mirano a raggiungere intese nell'interesse generale ma unicamente a boicottare l'istituzione del Parco. Le Associazioni Ambientaliste invitano la Regione Puglia e le Associazioni agricole da tempo sensibili alla tutela del territorio e alla valorizzazione dei prodotti agricoli di alta qualità, a valutare seriamente quali siano i veri interessi alla base di questa opposizione, ricordando come l'avida speculazione eolica ed edilizia ha già umiliato oltre misura le ricchezze ambientali della Puglia, boicottando molte aree protette previste e amputandone altre. "Pezzi" del Parco ofantino erano già stati sacrificati per effetto di inqualificabili interessi. Oggi si assiste a discutibili prese di posizione di amministratori locali arroccati su giustificazioni infondate, bravi a vantarsi difensori dell'ambiente quando c'è da ricavare finanziamenti o passerelle pubbliche ma poi distanti dalla concretezza di cui il territorio necessita. Non di meno si assiste ad atteggiamenti di una politica qualunquista che si richiama a questioni del tutto irrilevanti se non a vere e proprie speculazioni d'informazione pur di affossare il Parco e dragare voti clientelari sotto elezioni. Basti ricordare il presunto quanto ridicolo decadimento del valore immobiliare dei terreni in area Parco, visto che in molte aree protette si è assistito ad un trend opposto, anche per le attività agricole in grado di utilizzare un marchio di qualità rispetto alle produzioni fuori del Parco. Per non parlare di incommentabili dichiarazioni in cui si lamenta di non poter più raccogliere "verdure selvatiche" che cresceranno spontanee sui propri terreni !!! Per certi versi la protesta raggiunge il tragi-comico quando stigmatizza la volontà di non volere un Parco Regionale ma un parco .. Nazionale !!! Intanto, il dissenso è stato sostenuto anche dai cacciatori che non hanno fatto mistero delle loro intenzioni promuovendo un ricorso al TAR contro gli atti procedimentali dell'area protetta. E non può non essere ricordato il pluriennale impegno della Magistratura penale proprio sui terreni demaniali dell'Ofanto, oggetto di appropriazioni indebite e preoccupante elemento di rischio idraulico nell'evento di piene del fiume. E' in questi casi che la "protesta" contro il Parco è evidentemente fondata ! Il Parco dell'Ofanto, uno dei più interessanti del Paese, non rappresenta solo una scommessa di utilizzo sostenibile delle risorse territoriali a beneficio di tutti, generazioni future comprese. Rappresenta un modello di innovativa gestione territoriale in un momento in cui il pianeta reclama rispetto di fronte agli sconvolgimenti violenti operati dall'uomo. L'Ofanto ed il suo Parco diventano oggi una scommessa di civiltà. E forse anche di sostegno alla legalità. Italia Nostra Puglia                   LIPU Puglia                   WWF Puglia

EOLICO: dalla Moratoria alla Sanatoria.

 Ovvero: V.I.A. , da Valutazione di Impatto Ambientale…. a “VIA libera” a tutti i progetti !

Prosegue l’analisi della LIPU sulla speculazione che ha trasformato l’energia eolica in una grande vergogna per molte aree territoriali. E i risultati sono impietosi ! Passati al setaccio i gravi pareri ambientali rilasciati negli anni dagli uffici dell’Assessorato Ambiente regionale, emerge un quadro sconcertante: affermazioni autoreferenziali e prive di conforto scientifico, istruttorie carenti, procedimenti irrispettosi delle norme di riferimento... Un consuntivo impressionante, che offende e svilisce lo spirito della legge sulla V.I.A.. I dati VERI parlano chiaro a dispetto della disinformazione emersa dalla campagna “Vai col Vento”, presieduta e sponsorizzata dalle società eoliche, quindi in palese conflitto di  interessi. Senza pianificazione territoriale o energetica, in Puglia sono ormai 1366 torri eoliche per quasi 1900 MW di targa tra impianti realizzati o con parere positivo, in attesa di realizzazione. Incredibile a dirsi ma, di questi, ben 1268 torri eoliche per 1700 MW non sono stati assoggettati a V.I.A. (Valutazione di Impatto Ambientale) godendo dell’esclusione da tale procedura grazie alla disinvolta “valutazione” operata dai dirigenti dell’ufficio regionale. Sebbene, precisa la LIPU, il Comitato VIA, quanto coinvolto, era ed è scientemente privo di esperti in fauna selvatica e avifauna, la componente più critica da valutare in questo genere di impatti. E’ come se su molti comprensori ci fosse un unico progetto di intere “piantagioni” eoliche vergognosamente insediato senza V.I.A., ancora peggio per alcune aree di confine regionale, complice un analogo, irresponsabile atteggiamento della regione Campania. Inoltre, questo iter semplificato di valutazione ambientale (cosiddetto screening) favorisce anche “l’oscurità” del progetto, in quanto comporta il deposito del progetto con una evidenza pubblica limitata al solo l’albo pretorio comunale, quindi del tutto insufficiente a garantire un coinvolgimento e una consapevolezza dell’opinione pubblica su una scala degna delle dimensioni di tali progetti, che invece si avrebbe con la pubblicazione sul Bollettino Uff. Regionale e su un quotidiano nel caso della vera e propria procedura di VIA. E’ cosi che la società civile viene tenuta all’oscuro di tutto fino al compimento dei giochi, con la complicità di enti locali che ben si sono guardati dal concertare, di fronte alle offerte delle società. La LIPU rileva come, secondo un consolidato copione nell’iter valutativo, gli uffici regionali dell’Ass. Ambiente, nel peggiore dei casi, concludono solo con il taglio di qualche torre sul progetto complessivo esprimendosi con il “consueto” parere positivo. Non meraviglia quindi la cifra sconcertante di impianti che ad oggi hanno concluso l’iter con parere ambientale negativo : Z E R O ! Una cifra emblematica delle responsabilità espresse negli anni da tali uffici su un totale complessivo di 84 centrali eoliche industriali. Un risultato tutt’altro che limpido, se si pensa che in realtà c’era stato un impianto (uno solo !) sottoposto a VIA, conclusasi con parere negativo. Ma tale parere veniva revisionato ed emesso positivo su istanza della società, con procedure del tutto irregolari ! La moratoria di giugno 2005 - maggio 2006 sui procedimenti, quindi, si è trasformata in una sostanziale sanatoria. Risultato: impianti allocati in aree sensibili, impatti cumulativi, pesante degrado dei valori del territorio, trasformato in un vuoto a perdere, con l’aborto dei Parchi reg.li, l’irruzione e l’assedio di SIC, ZPS e IBA, le aree strategiche per la biodiversità. E’ la dimostrazione di come, prima ancora che il protocollo di kyoto, abbia nettamente prevalso un becero interesse economico quantificabile in un fatturato di oltre 700 milioni di euro all’anno con questi “primi” 1900 MW. Uno scenario, evidenzia la LIPU, che riflette una dinamica ormai degradata oltre misura. Paradossalmente, però, si assiste a visite di cortesia dell’Assessore Losappio presso impianti eolici gravemente realizzati all’interno o a ridosso dei SIC (Siti di Importanza Comunitaria) o al pericolosissimo decentramento delle funzioni di valutazione ambientale alle province, con quello che ne consegue rispetto alle centinaia di progetti ancora in ballo e ai limiti di questi Enti.     Foggia – 01.10.07                                            LIPU  coord. regionale Puglia

Eolico: convegni ad uso e consumo della speculazione eolica

La LIPU contesta le posizioni di Losappio

Quello eolico è sempre più uno scenario degradato oltre ogni limite, con una speculazione imperversante e il mancato rispetto delle più elementari regole di pianificazione e gestione. Per di più agevolate da un Regolamento Regionale che, fatte salve le aree protette, consente di fare man bassa del bene irriproducibile per eccellenza: il territorio. Al danno si aggiunge la beffa: convegni in cui vengono propinati esempi di pianificazione eccellente ma che invece rappresentano un miserevole assoggettamento del territorio ai desiderata della lobby eolica. Il prossimo quello previsto a breve in Foggia nell’ambito della campagna “Vai col vento”. Convegni a cui la LIPU a declinato l’invito a relazionare con il preciso scopo di non conferire alcuna fuorviante patente di legittimità a eventi dalla chiara matrice speculativa e dai risvolti profondamente disinformativi. La LIPU contesta con determinazione questo tipo di comunicazione in cui si promuovono esempi tutt’altro che virtuosi di redazione di PRIE, come quello di Gravina – Poggiorsini (Ba). Su questo PRIE, come su altri, tra gli innumerevoli in corso di redazione “occulta”, la LIPU ha proposto e controdedotto, pur nella consapevolezza che il Regolamento regionale in materia rappresenta un provvedimento più scenografico che non realmente utile allo scopo. Ebbene, le deduzioni al PRIE in parola proposte dalla LIPU come da altre figure associative locali, malgrado la fondatezza scientifica, sono state in massima parte ignorate. Non solo ma è stata sufficiente la richiesta del committente (Comune di Gravina) nei confronti dei redattori del PRIE (Aforis) per revisionare al ribasso anche alcuni elementi di valore presenti nel PRIE, cosi da gratificare le pressioni delle società eoliche con i progetti da tempo pronti alle porte dell’Amministrazione comunale. Che razza di pianificazione è questa? Come può un Assessore all’Ambiente promuovere un PRIE approvato da una amministrazione….. prima ancora che esso sia sottoposto al vaglio tecnico e politico degli organi regionali ?  Allora i giochi sono già fatti ???!!! Un esempio triste, quello citato, ma che bene rappresenta la dinamica dei PRIE: strumenti “lasciapassare” per alterare tutto il territorio possibile piuttosto che strumenti urbanistici. Eppure basta un elementare dato agghiacciante per esemplificare il ritardo sconcertante su cui la Regione ancora non ha agito, preoccupandosi paradossalmente di camuffare una ulteriore quanto indiscriminata e disinvolta espansione di piantagioni di manufatti industriali, i più grandi mai realizzati dall’uomo, con una convegnistica estremamente opinabile. Dopo ANNI di pareri ambientali positivi l’incapacità della Regione è ancora tale da impedire di adottare il PRIMO (!!!) parere ambientale negativo, riproponendo un copione puntuale e vergognoso in cui si taglia solo qualche torre eolica approvando però l’intero progetto. Un ulteriore elemento di preoccupazione è la presenza dell’Ass. al Territorio A. Barbanente: anche in tal caso la LIPU si chiede come sia possibile, di fronte all’evidente disastro su un territorio ipotecato e che sta per essere sempre più fagocitato dalla virulenza incontrastata del fenomeno eolico, non preoccuparsi di promuovere misure di tutela degne di questo nome, piuttosto che relazionare su un corretto inserimento di tali impianti già compromesso in partenza da norme inadeguate ? Fallita ogni istanza di revisione di tale indirizzo insostenibile adottato dagli organi regionali, la LIPU evidenziarà pubblicamente, con il supporto dei media che vorranno fare VERA informazione, tutti gli scandali che la questione eolica continua ad accumulare, trasformando un’energia pulita nella più grande speculazione territoriale e finanziaria che la Puglia e il Mezzogiorno d’Italia abbiano mai conosciuto dopo quella edilizia dei primi anni 60-70. Foggia, 10.09.07                                                          LIPU Sezione prov.le Foggia

STEPPE PEDEGARGANICHE, VERSO LA CONDANNA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA.

LIPU:  “C’E’ ANCORA TEMPO PER INTERVENIRE. SI FERMI LA DISTRUZIONE E SI ADOTTINO SERIE MISURE DI MITIGAZIONE PER EVITARE PESANTI MULTE” Le sanzioni, in caso di condanna potrebbero arrivare a un importo forfetario pari a 10 milioni di euro più una penalità giornaliera fino a 700mila euro. <<Si faccia il possibile in extremis per salvare le steppe del Gargano dalla distruzione ed evitare di far pagare ai contribuenti pugliesi una pesante multa>> E’ il commento della LIPU-BirdLife Italia dopo la richiesta avanzata nei giorni scorsi dall’avvocatura generale della Corte di Giustizia europea che chiede la condanna dell’Italia per violazione della Zona di Protezione Speciale “Steppe pedegarganiche” in Puglia, un’area di 30mila ettari di cui 7mila occupati da attività produttive. L’area, compresa tra Foggia e Manfredonia, ha visto la realizzazione di insediamenti che hanno distrutto il 90% delle steppe pedegarganiche, un’area pregiatissima dal punto di vista naturalistico dove vivono specie di uccelli rare quali la Gallina prataiola, l’Occhione, la Calandra, il Capovaccaio e il Lanario. <<La richiesta di condanna dell’Italia  – dichiara Claudio Celada, Direttore Conservazione Natura LIPU-BirdLife Italia – induca la Regione Puglia a fermare, finalmente, la distruzione delle steppe pedegarganiche e adottare con urgenza le misure di mitigazione per ovviare ai danni procurati alla natura. Altrimenti – conclude – la condanna della Corte di Giustizia sarà inevitabile e le multe ricadranno sui contribuenti pugliesi>>. Le sanzioni, in caso di condanna – sottolinea la LIPU - potrebbero arrivare a un importo forfetario pari a 10 milioni di euro più una penalità giornaliera fino a 700mila euro. La Commissione europea aprì la procedura d’infrazione all’inizio del 2004 dopo il ricorso presentato nel gennaio 2001 dalla LIPU per le gravi e ripetute violazioni delle direttive comunitarie “Habitat” e “Uccelli”. Violazioni causate dagli insediamenti industriali previsti dal Contratto d’Area di Manfredonia all’interno di un’area ad altissima biodiversità e tutelata dalla UE come ZPS e pSIC (Sito d’importanza comunitaria) e facente parte di Rete Natura 2000, la rete di protezione della biodiversità dell’Unione Europea.   Quanto al protocollo d’intesa firmato nel 2006 dalla Regione Puglia e dal Comune di Manfredonia - che prevedeva la compensazione tra i 400 ettari di Zona di Protezione Speciale (ZPS) trasformata dalle attività produttive (e che vantavano specie vegetali importanti oggi scomparse e sostituite dal cemento) e un’area di 500 ettari a Sud del Lago Salso – la LIPU espresse molte critiche  affermando che comunque non sarebbe servito a evitare la condanna. 8 maggio 2007           ufficio stampa  LIPU-BIRDLIFE ITALIA

Ascoli Satriano decide sull’Eolico

 Via libera a convenzioni discutibili e all’assalto indiscriminato ?

O pianificazione per conciliare le installazioni con i valori del territorio ? 

Il 2 marzo al Consiglio Comunale di Ascoli Satriano è prevista la discussione ed eventuale approvazione di 2 convenzioni con altrettante società eoliche, IVPC (31 torri da 2 MW) e Daunia Wind (73 torri da 2 MW), per disciplinare l’accordo, soprattutto in relazione al corrispettivo economico da conferire all’amministrazione comunale. L’iniziativa, però, necessita contestualmente di annullare una precedente delibera contrastante, con cui il Comune, anche sulla scia di una sentenza del TAR, giustamente rivendica, nell’ambito dei percorsi autorizzativi regionali in essere, la volontà di subordinare la collocazione di centrali eoliche industriali ad una armonica pianificazione del territorio e dei siti di interessati. Tale cambio di politica verrebbe giustificato a fronte della rinnovata normativa in materia. A margine delle progettualità anzidette si sono aggiunte ulteriori proposte sullo stesso territorio comunale: ancora ben 8 progetti. Per la LIPU una situazione decisamente preoccupante ma che in realtà è emblematica di tutto il territorio pugliese, dove l’imperativo indiscutibile è quello di promuovere progetti a tutto spiano in un’ottica di saturazione territoriale, con conseguenze che andrebbero a replicare veri e propri collassi in ordine alla pianificazione e alla tutela dei valori dei comprensori rurali, come già gravemente accaduto in vaste aree dei Monti Dauni. Analogamente ad altre realtà, anche su Ascoli Satriano si profila il rischio di assoggettare indiscriminatamente i 33.000 Ha dell’agro comunale, un territorio vasto e ambito dalle società eoliche. La LIPU ritiene che non vi siano gli estremi per discutere sommariamente ed approvare convenzioni con un regime di urgenza, tanto da trascurare una analisi più garantista che tuteli non solo le istanze delle società eoliche e dei loro iter procedurali nell’approvazione dei progetti, ma anche e soprattutto gli interessi della collettività. Appare pertanto doveroso che l’Amministrazione Comunale di Ascoli Satriano mantenga quei principi, apprezzabili, stabiliti con la posizione espressa nella delibera di oltre un anno fa, e con cui si possa ottimizzare la allocazione delle torri eoliche, ancorché in avanzata fase di iter autorizzativo regionale, con una imprescindibile pianificazione urbanistica dei siti interessati. L’alternativa, come ampiamente previsto dalla LIPU in altri contesti, sarebbe l’ennesimo, incontenibile assalto al territorio e il suo stravolgimento urbanistico e paesaggistico. Ma anche sul piano economico, convenzioni approvate sommariamente rischiano di deludere le aspettative in capo alle stesse Amministrazioni Comunali, come analizzato dalla LIPU. E’ sconcertante, infatti, come in molte convenzioni, ed è il caso di quelle in discussione ad Ascoli Satriano, il corrispettivo in percentuale riconosciuto dalle Società ai Comuni sulla produttività economica degli impianti viene calcolato sulla nuda vendita dell’energia al gestore della rete e non sull’intero fatturato ! Infatti il fatturato è composto non solo dal prezzo di vendita dell’energia ma anche dagli incentivi alla produzione, i famosi Certificati Verdi :  il produttore riceve per ogni MWh prodotto in un anno circa 180-190 euro, di cui poco meno di 109 euro derivanti dai Certificati Verdi e circa 70-80 euro per la vendita dell’energia prodotta. Questo al 2005. E la quotazione sul mercato di questi incentivi è stata ovviamente sempre in ascesa. La quota economica considerata in tali convenzioni, pertanto, è pari a meno della metà di quella effettivamente in gioco. E su impianti in grado di fruttare a regime milioni e milioni di euro all’anno la questione non è di poco conto. Le “sole” 31 torri eoliche della prima convenzione  fatturerebbero a regime oltre 20 milioni di euro all’anno. Allora, si chiede la LIPU, è coerente approvare “al volo” siffatte convenzioni ? Cui prodest ? Un motivo in più per subordinare tali impianti ad una più ampia concertazione, ad una analisi multidisciplinare e alla pianificazione territoriale. Foggia, 01.03.2007                                  LIPU Sezione prov.le FOGGIA