Eolico e (miseria) politica.

 Quando permea il confronto democratico. E il futuro del territorio.

L’eolico industriale, è noto, è fonte di lauti guadagni per le società. Grazie alla scarsità di regole, gli interessi facili, in parte trasferiti sul territorio, condizionano anche il confronto democratico delle piccole comunità, a partire dai piccoli agricoltori per finire al cittadino, magari abbagliato dalla rimozione dell’ICI. Si parte dal basso, con i contatti e i contratti capestro, quelli che opzionano l’uso sulle aree, che si possono mercanteggiare con altre società e che inducono le aspettative finanziarie per gli agricoltori. Con il rischio ventilato dell’esproprio. Allora le fonti rinnovabili diventano bandiera politica MA solo per il “denaro”, ormai unico parametro discriminante; nei consessi comunali e nei comizi di paese tutti sono paladini delle energie “pulite”. Purché a fronte di succulente royalties! Sembra ormai che solo con quelle si possa mantenere la macchina pubblica ! E allora … più pale per tutti !… Ovunque e comunque. Questo genere di dialettica, di politica che ha ben poco di ambientale, irrompe nella vita dei piccoli enti locali portando l’inganno della falsa ricchezza o il ricatto dei presunti, molto presunti, posti di lavoro. Insidia il pensiero della gente e condiziona le giunte comunali in maniera strisciante. Il Sindaco di una piccola comunità può dire di no a 20-30 famiglie investite da tali interessi? Ci vuole coraggio. Quello della Politica vera, che fa del territorio e dell’ambiente il vero capitale per la popolazione e le sue generazioni. Poche realtà coraggiose hanno deciso di programmare un futuro a lungo termine evitando la “consegna” irrimediabile del territorio in cambio di un effimero piatto di lenticchie. All’accondiscendenza amministrativa-politica che ha determinato il degrado di interi comprensori come nei comuni di Roseto, Faeto, Troia, Rocchetta e tanti altri già ipotecati, fa da contraltare San Paolo di Civitate distinguendosi per cautela e illuminismo nella gestione dei propri valori territoriali irriproducibili (natura, storia, agricoltura di qualità, agriturismo, ecc). A Bovino, invece, la situazione è emblematica! L’Amministrazione comunale è caduta mesi or sono, e le discussioni sull’eolico sono state determinanti: quale società, quale convenzione? Quante torri eoliche? Di più? Quanti soldi ? Di più? Oltre 30 mln di euro il fatturato prevedibile solo per uno di quei progetti. Per la società. La LIPU, cosi come Italia Nostra, nel frattempo inoltrava proprie “osservazioni” per controdedurre ai progetti presentati nell’agro bovinese. Osservazioni mai trasmesse agli uffici Regionali, i cui dirigenti esprimevano i “soliti” pareri privi di V.I.A. senza voler prendere atto di un iter opinabile, nemmeno su palesi dimostrazioni della LIPU. Per fortuna interveniva il sopraggiunto commissario prefettizio di Bovino che, con la libertà di non dover mediare interessi particolari, faceva salvi diritti giuridici inalienabili e invitava ad “annullare senza indugio” l’iter comunale illegittimo. Oggi ecco le elezioni a Bovino e nel programma di uno schieramento candidato, si leggono le indicazioni previste per la gestione delle risorse con un chiaro obiettivo, a cui addirittura subordinare la realizzazione di tutti i punti programmatici presentati : ….. l'unica fonte certa e cospicua di finanziamento è costituita dalla realizzazione di parchi eolici e questa Amministrazione ha intenzione di realizzare gli stessi cercando di ottenere il massimo beneficio economico con il minor disagio ambientale possibile…. In altri termini, il costo obbligato perché si assuma il “dovere” di amministrare è quello di realizzare un po’ di piantagioni eoliche, di parchi eolici (non uno solo, naturalmente !). Questo sbrigativo approccio al governo del territorio, in stretta funzione del denaro che se ne può ricavare, non può lasciare indifferenti e non può che rammaricare: implicitamente equivale ad affiggere il cartello “S-Vendesi” su uno degli ultimi agri comunali che fortunosamente non ha ancora conosciuto l’aggressione eolica. La LIPU auspica che il voto delle piccole comunità, a Bovino come altrove, possa essere invece occasione per valorizzare un territorio che merita ben altre attenzioni, a beneficio della collettività, e non cada, invece, in quella pseudo-politica ambientale che si è imposta a margine di una  speculazione, paradossalmente proprio sulle fonti rinnovabili, a vantaggio di pochi. Questo genere di politica non può che essere definita come “miseria politica”.                                              Foggia 10.04.2008                                             LIPU – Sezione prov.le Foggia