Piantagioni eoliche sopprimono l’identità della Nazione oltre a Natura e Paesaggio
All’indomani della 70a edizione della Mostra del Cinema di Venezia, al Sud ricorrono 10 anni di un capolavoro cinematografico che, però, è scandalosamente omaggiato con la cancellazione dell’anima territoriale che ne fu ispirazione: alla devastazione di paesaggi, natura e storia perpetrati dell’eolico si aggiunge quella della cultura. 2003, nasce “Io non ho paura”, tratto dall’omonimo romanzo di Ammaniti. Una storia ambientata nel 1978, in un immaginario, minuscolo borgo pugliese e tradotta con gli occhi di un bambino. Il piccolo Michele di 10 anni, tra sentimenti ed emozioni, è alle prese con le angosce di un segreto più grande di lui: il rapimento di un suo coetaneo. Sullo sfondo è miscelata la drammaticità e la crudeltà degli adulti. Con l’abilità di un grande regista, Gabriele Salvatores, proprio il Paesaggio e la Natura dei luoghi diventano essi stessi personaggi di una narrazione coinvolgente, perché l’ambiente “racconta cose che i personaggi in carne e ossa non esprimono” come lo stesso regista ha affermato in proposito. “Le immagini di grandi spazi, dosate con musiche suggestive, parlano anch’esse – afferma Enzo Cripezzi della LIPU di Puglia e Basilicata - e raccontano di un sud assolato e luminoso, naturale, dominato dall’oro dei campi di grano estivi. Il contorno di Nibbi reali e altri animali selvatici contribuisce incantare lo spettatore”. (a questo link sul canale youtube della LIPU di Capitanata, un estratto del film insieme a un assaggio della colonizzazione eolica) Per le riprese, Salvatores aveva scelto i mosaici paesaggistici che lo avevano catturato e ispirato ai piedi del Vulture melfese, tra Basilicata e Puglia. Campagne dorate, panorami ben conservati, infiniti, il vulcano del Vulture sullo sfondo, masserie e testimonianze della civiltà rurale. Era il luogo ideale per la location di una grande pellicola, con riprese ad altezza del grano e degli occhi dei bambini. Il film si affermava, anche all’estero, come una delle pellicole più belle del cinema italiano. “Io non ho paura” veniva premiato dalla critica ma anche con riconoscimenti e nomination per regia, fotografia, sceneggiatura. Fino ad essere riconosciuto “Opera di Interesse Nazionale” dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali e poi essere candidato a rappresentare l’Italia agli Oscar. “Questi territori sono stati umiliati, subiscono un'aggressione sempre più estesa- continua Cripezzi - la valle dell’Ofanto con le campagne di Melfi e Candela dominate dal massiccio del Vulture, sono state vergognosamente amputate della loro bellezza grazie a una politica miserabile. Il versante pugliese incancrenito, quello lucano, in vista del Castello Federiciano che diede i natali alle costituzioni di Melfi, squallidamente condannato da altre decine e decine di megatorri in costruzione. E cosi non è risparmiata nemmeno la grandiosità del Vulture, assediata da cortine di pale enormi dopo migliaia di ettari già confiscati, assoggettati e degradati sul piano paesaggistico, naturale e storico nel Mezzogiorno”. Quindi, territori sempre più ampi, a perdita d’occhio, sottratti anche alla memoria e alla identità di un Paese incapace di riconoscere le vere ricchezze, con istituzioni complici di una colossale speculazione territoriale. Ironia della sorte, il confine appulo-lucano tra le pendici del Vulture Ofantino e la valle Bradanica viene proposto come meta rappresentativa di questa location cinematografica. Schizofrenicamente, da una parte si promuovono “Apulia Film Commission” e “Lucana Film Commission” per favorire l’industria del cinema al Sud, dall’altra si distruggono i beni più preziosi, funzionali, tra l’altro, all’ispirazione di opere cinematografiche ! Ed è solo un esempio: gli scenari del Sud hanno conferito pregio a molte altre pellicole famose ma inesorabilmente l’eolico, con le sue dimensioni sproporzionate e invasive, con il suo carattere degradante, sta ingoiando i territori del Mezzogiorno nell’indifferenza più irresponsabile. “Ancora una volta, l’ennesima – conclude Cripezzi -, pretendiamo uno stop immediato all’inaccettabile foraggiamento finanziario dello Stato per queste ulteriori mattanze territoriali, inutili e perfino dannose anche per la stessa lotta ai gas serra, come dimostrato con alternative inoppugnabili. In un momento di crisi come questo è ancor più imperdonabile, qualunque decisore politico dotato di buon senso direbbe BASTA. L’eredità immorale lasciata da centinaia di pale già disseminate è più che sufficiente per riflettere sulle follie compiute”. LIPU - Coordinamento per la Puglia e per la Basilicata - 23.9.2013Archivi tag: ofanto
Cicogna nera: scoperta dalla LIPU nuova coppia nidificante sull’Ofanto
Ora sono tre le coppie riproduttive monitorate dalla LIPU su questo fiume che si conferma di primaria importanza nazionale per la specie.
Preoccupazione per territorio a rischio e istituzioni ancora immobili.
Esperti LIPU controllavano le fasi riproduttive di due coppie già seguite da anni sul fiume Ofanto, destando l’interesse della comunità ornitologica con pubblicazioni sulle riviste scientifiche. Da qualche tempo una terza coppia era nell’aria e, grazie al continuo monitoraggio dell’area fluviale, la LIPU ne ha accertato finalmente la riproduzione con la nascita dei giovani (video). Quando ormai le giovani cicogne delle coppie ofantine sono in fase di involo e la riproduzione ha potuto completarsi con successo, la LIPU annuncia l’evento di eccezionale importanza sul panorama naturalistico nazionale considerando la rarità della specie in Italia. La Cicogna nera ha iniziato a nidificare in Italia dal 1994 arrivando oggi a una dozzina di coppie. E’ un migratore contemplato dalle Direttive internazionali e dalla recente Lista Rossa italiana, in cui è classificata VU (vulnerabile), oltre che protetta dalle leggi in materia di fauna selvatica. Frequenta corsi d’acqua e zone umide poco antropizzati in cui cacciare. Rispetto alla cugina Cicogna bianca, più confidente e diffusa, si caratterizza per una livrea nera con ventre bianco mentre zampe e becco spiccano di colore rosso fuoco. “Esprimiamo grande soddisfazione - commenta Enzo Cripezzi, responsabile LIPU che ha seguito le nidificazioni - per questa scoperta che va a consolidare il nucleo di Cicogne nere sull’Ofanto conferendo a quest’area ulteriore valore su scala nazionale, ospitando praticamente il 25% della esigua popolazione italiana. Si tratta di un territorio molto prezioso anche per la presenza di rapaci come Nibbio reale e Nibbio bruno, Biancone, Lanario, Pellegrino, ecc. e per altre rarità come la Lontra.” Rimane la preoccupazione per l’assenza di tutele del territorio e le minacce incombenti, alcune delle quali hanno assunto carattere emergenziale: il comprensorio è sempre più degradato e assediato da centinaia di torri eoliche industriali e le regioni Basilicata, Campania e Puglia non hanno ancora assunto impegni concreti per salvaguardare almeno le aree scampate a questa indiscriminata colonizzazione, malgrado ripetuti allarmi e richieste lanciati da tempo dalla LIPU. Come se non bastasse sono stati incredibilmente approvati nuovi progetti (e altri continuano ad essere proposti) con il serio rischio di imbalsamare il territorio con altre centinaia di enormi pale, sbancamenti, elettrodotti, piste, stazioni elettriche, ecc… a meno che non si intervenga urgentemente, ad esempio con una interdizione totale agli incentivi per tutti i progetti ricadenti in aree strategiche per paesaggio e biodiversità. "La LIPU continuerà a svolgere azioni di monitoraggio e di tutela per la Cicogna nera - rimarca il Presidente della LIPU Mamone Capria - ma rivolge una nota alle Regioni Basilicata, Campania e Puglia e al Ministro all'Ambiente Clini: la Cicogna nera simboleggia il valore di un territorio che deve essere trasferito alle generazioni future, per interesse economico e a testimonianza di un paesaggio che sta scomparendo ed è per questo che tali Enti hanno l'obbligo anzitutto morale di impegnarsi per la sua salvaguardia." Roma, 10.8.2012CAMPANIA: DUE CENTRALI EOLICHE MINACCIANO LA RARA CICOGNA NERA E ALTRE IMPORTANTI SPECIE.
LIPU: “NOSTRI APPELLI INASCOLTATI, SI TUTELI NATURA E PAESAGGIO”
Autorizzati impianti da 10 megawatt e da 38 megawatt.
Appello LIPU alla nuova Giunta campana e alla Commissione Ambiente Regionale
Una rara coppia di cicogna nera, una delle dieci presenti a livello nazionale, e altre numerose specie di rapaci, tra cui nibbio reale e bruno, biancone e lanario, tutte superprotette da leggi nazionali e direttive comunitarie, potrebbero essere minacciate da due impianti eolici di grande taglia autorizzati dalla Regione Campania in Irpinia, un territorio già da anni massicciamente colonizzato da insediamenti di questo tipo.
La denuncia è della LIPU-BirdLife Italia: gli impianti sono quelli di Agro di Aquilonia, dove l’Ivpc10 Srl costruirà una centrale da 10 megawatt, e a Monteverde, dove Genco Srl realizzerà una centrale di 38 megawatt. Sezioni della LIPU Campana, Pugliese e Lucana sono infatti impegnate per scongiurare un grave degrado territoriale fra le tre regioni.
“Si tratta – dichiara la LIPU - di aree ancora integre nelle quali, vista la presenza di specie selvatiche di grande importanza e rarità, non dovrebbero sorgere impianti simili a quelli proposti. Non capiamo dunque perché queste autorizzazioni siano state concesse”.
Nel luglio 2009 la LIPU in una nota urgente a vari uffici della Regione Campania, all’Arpa Campania, alla Provincia di Avellino e al Ministero dell’Ambiente, chiedeva di intervenire per fronteggiare la proliferazione di pale eoliche. Tale rischio era annunciato dalla presenza, osservata dalla LIPU, di strumenti per studiare la direzione e l’intensità del vento (anemometri) a brevissima distanza dal sito di nidificazione della cicogna nera.
Un’altra nota inviata dalla LIPU lo scorso 1° giugno non ha ottenuto, come la prima, alcuna risposta.
“Ci appelliamo alla nuova giunta regionale e alla Commissione Ambiente del Consiglio regionale – prosegue la LIPU – affinché si intervenga in modo deciso per tutelare uno dei territori strategici per la biodiversità e area di grande interesse paesaggistico.
“Chiediamo inoltre – prosegue l’associazione - che vengano adottate con urgenza le nuove linee guida regionali sulle rinnovabili, in attuazione a quelle nazionali appena emanate, per tamponare le conseguenze dello sviluppo di un settore che non è governato e che sta compromettendo paesaggio e ambiente in modo irreversibile”.
5 novembre 2010 UFFICIO STAMPA LIPU-BIRDLIFE ITALIA
Rinvenuta dalla LIPU una Lontra morta
Il ritrovamento nel corso di monitoraggi su biodiversità e territorio. Antropizzazione eccessiva e frammentazione dell’ambiente le cause da arginare.
[caption id="attachment_782" align="alignright" width="300"] Lontra deceduta 26.9.2010- ph LIPU Fg[/caption] Il corpo senza vita di un raro esemplare di Lontra (Lutra lutra) è stato purtroppo rinvenuto nella giornata di domenica scorsa da attivisti della LIPU impegnati in attività di monitoraggio sulla biodiversità e per la tutela del territorio. L’esemplare (video su http://www.youtube.com/watch?v=0LAStBvW2IM) è stato individuato lungo l’arteria stradale Foggia – Potenza, all'altezza di Candela (Fg), e le cause dirette del decesso sono risultate del tutto evidenti e riconducibili ad un investimento automobilistico. La LIPU ha provveduto ad interessare direttamente gli organi preposti per le specifiche competenze in relazione al vigente protocollo stabilito con il Piano d’Azione Nazionale sulla specie che, è opportuno ricordarlo, è particolarmente protetta da leggi nazionali e direttive comunitarie. La carcassa è stata conferita presso l’Istituto Zooprofilattico di Puglia e Basilicata a Foggia per le analisi necroscopiche mentre campioni di tessuto saranno inviati all’Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale (ex Istituto Nazionale Fauna Selvatica) per analisi genetiche. Il rinvenimento è stato altresì comunicato alla Regione Puglia, Ente provvisorio del neo Parco Regionale dell’Ofanto, al Ministero Ambiente e all’Osservatorio Faunistico dell’Ufficio Caccia della Provincia di Foggia nonché ad esperti deputati a gestire il database nazionale di tali segnalazioni in Italia nell’ambito del citato protocollo. La presenza della specie nel comprensorio Ofantino non meraviglia, infatti la distribuzione della pur esigua popolazione era stata già conclamata in passato da varie ricerche. Già tra il 1998 e il 2001, proprio la LIPU con una articolata indagine sul bacino dell’Ofanto, finalizzata alla verifica e tutela delle specie faunistiche di maggior interesse, ne aveva verificato la distribuzione e le principali minacce, continuando ad interessarsi del comprensorio fino ai giorni nostri [caption id="attachment_789" align="alignleft" width="160"] habitat della Lontra sul f.Ofanto- ph LIPU Fg[/caption] per tutelarlo da usi “impropri” e sostenendo la nascita del Parco Regionale dell’Ofanto. Ma evidentemente l’istituzione di un’area protetta non è sufficiente di per sé a garantire la tutela della biodiversità (e del paesaggio) se poi viene assediata dalla proliferazione di ragnatele stradali, opere idrauliche, recinzioni, centrali fotovoltaiche o eoliche, sottostazioni elettriche e ogni sorta di trasformazione insostenibile. In altri termini il “consumo” sempre più esasperato di territorio causato da una sua disordinata antropizzazione e artificializzazione non fa che frammentarne l’integrità, compromettendo la mobilità e il rifugio della fauna selvatica sempre più confinata in ambiti circoscritti. Già nel 2000 la LIPU, anche sulla scorta di analoghe deduzioni di esperti nazionali per simili aree, teorizzava la possibilità che localmente la specie potesse interagire con altri bacini idrici confinanti e colonizzarli, a patto che questa dinamica non venisse sempre più compromessa da interventi urbanistici aggressivi. Oggi questa triste testimonianza sembra confermare ancor più l’esigenza di una corretta gestione del territorio che salvaguardi le reti ecologiche e le sue interconnessioni. La Lontra è stata rinvenuta fra il torrente Carapelle, oggetto di recente frequentazione della specie, e il citato fiume Ofanto, all’altezza di un affluente fossile probabilmente utilizzato in questi giorni di pioggia come traccia per un improbabile corridoio ecologico, rivelatosi drammaticamente sbarrato da una superstrada. Foggia, 28.09.2010 LIPU – Sezione prov.le FoggiaParco regionale dell’Ofanto: distrutto prima di nascere ?
Le associazioni ambientaliste Italia Nostra, LIPU e WWF, che si sono
impegnate perché la Puglia crescesse sul piano civile ed ambientale con l'istituzione del Parco fluviale dell'Ofanto, lanciano l'allarme: l'istituzione dell'area protetta che sembrava un traguardo raggiunto è messa in discussione da prese di posizioni che mirano ad affondare il suo atto finale.
Dopo un articolato iter di conferenze partito nel 2006, convocazione di
sindaci e associazioni agricole, la concertazione della perimetrazione con
le più disparate istanze, insomma dopo una procedura lunga, laboriosa,
garantista, che ha consentito tempi e modi a TUTTE le figure istituzionali e
rappresentative delle categorie di esprimere le rispettive posizioni..
sembrava raggiunto il traguardo del Parco fluviale per la Puglia ed i
pugliesi. Invece NO !
E' infatti emersa una battuta d'arresto a margine di proteste e di istanze a
tutela di cosiddetti "interessi degli agricoltori", e ora aleggia il rischio
che il corretto governo del territorio soccomba in nome di interessi
particolari tutt'altro che chiari.
Italia Nostra, LIPU e WWF evidenziano come grave e inaccettabile che il
Parco fluviale dell'Ofanto sia sacrificato a interessi di chiara matrice
speculativa, giacché è inconfutabile la valorizzazione e la tutela che viene
invece conferita proprio all'attività agricola.
Allora, cui prodest? A chi giova distruggere l'area protetta prima ancora
che nasca?
Si tratta di posizioni pretestuose, architettate ad arte, che non mirano a
raggiungere intese nell'interesse generale ma unicamente a boicottare l'istituzione del Parco.
Le Associazioni Ambientaliste invitano la Regione Puglia e le Associazioni
agricole da tempo sensibili alla tutela del territorio e alla valorizzazione
dei prodotti agricoli di alta qualità, a valutare seriamente quali siano i
veri interessi alla base di questa opposizione, ricordando come l'avida
speculazione eolica ed edilizia ha già umiliato oltre misura le ricchezze
ambientali della Puglia, boicottando molte aree protette previste e
amputandone altre.
"Pezzi" del Parco ofantino erano già stati sacrificati per effetto di
inqualificabili interessi. Oggi si assiste a discutibili prese di posizione
di amministratori locali arroccati su giustificazioni infondate, bravi a
vantarsi difensori dell'ambiente quando c'è da ricavare finanziamenti o
passerelle pubbliche ma poi distanti dalla concretezza di cui il territorio
necessita. Non di meno si assiste ad atteggiamenti di una politica
qualunquista che si richiama a questioni del tutto irrilevanti se non a vere
e proprie speculazioni d'informazione pur di affossare il Parco e dragare
voti clientelari sotto elezioni.
Basti ricordare il presunto quanto ridicolo decadimento del valore
immobiliare dei terreni in area Parco, visto che in molte aree protette si è
assistito ad un trend opposto, anche per le attività agricole in grado di
utilizzare un marchio di qualità rispetto alle produzioni fuori del Parco.
Per non parlare di incommentabili dichiarazioni in cui si lamenta di non
poter più raccogliere "verdure selvatiche" che cresceranno spontanee sui
propri terreni !!!
Per certi versi la protesta raggiunge il tragi-comico quando stigmatizza la
volontà di non volere un Parco Regionale ma un parco .. Nazionale !!!
Intanto, il dissenso è stato sostenuto anche dai cacciatori che non hanno
fatto mistero delle loro intenzioni promuovendo un ricorso al TAR contro gli atti procedimentali dell'area protetta. E non può non essere ricordato il
pluriennale impegno della Magistratura penale proprio sui terreni demaniali dell'Ofanto, oggetto di appropriazioni indebite e preoccupante elemento di
rischio idraulico nell'evento di piene del fiume. E' in questi casi che la
"protesta" contro il Parco è evidentemente fondata !
Il Parco dell'Ofanto, uno dei più interessanti del Paese, non rappresenta
solo una scommessa di utilizzo sostenibile delle risorse territoriali a
beneficio di tutti, generazioni future comprese. Rappresenta un modello di
innovativa gestione territoriale in un momento in cui il pianeta reclama
rispetto di fronte agli sconvolgimenti violenti operati dall'uomo.
L'Ofanto ed il suo Parco diventano oggi una scommessa di civiltà. E forse
anche di sostegno alla legalità.
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