ALLARME CENTRALI IN PROVINCIA DI FOGGIA
La liberalizzazione del mercato dell’energia, evidenziano Legambiente, LIPU e WWF di Foggia, sta producendo i suoi effetti allarmanti nella provincia di Foggia con una serie d’iniziative critiche per l’ambiente e la salute dei cittadini.
Alla centrale da 360 megawatt di Candela, alla questione ancora aperta della centrale Mirant a S. Severo e del Termovalorizzatore a Borgo Mezzanone, al totale di 10 impianti di produzione in progetto, si aggiunge la Centrale a ciclo combinato della Foggia Energia S.r.l. alimentata a gas naturale, per la produzione d’energia elettrica, di potenza pari a circa 400 MW, che prevede anche un elettrodotto a 380 kV di circa 10 km di connessione con la rete nazionale e un gasdotto di circa 10 km di connessione con la rete SNAM in località Carapelle. Il Parco Regionale dell’Incoronata appena istituito, denunciano le associazioni, corre quindi il rischio di morire prima di nascere. Questa Centrale sorgerà, infatti, ai confini dell’istituito “Parco Regionale dell’Incoronata” e nelle immediate vicinanze del sito di Importanza Comunitaria “ Valle del Cervaro – Bosco dell’Incoronata”.
Si continuerà con la costruzione di una centrale elettrica a biomasse liquide, composta di due moduli da 20 MW ciascuno, che dovrebbe sorgere sulla strada Foggia-San Severo, vicino all’ex zuccherificio di Rignano Scalo. La centrale a biomasse liquide dovrebbe essere alimentata da materie prime quali canna da zucchero, sorgo zuccherino, barbabietola da zucchero, patate, frumento, mais, oli vegetali, oli di frutta con guscio, ecc. Ma il nostro territorio non ha grandi produzioni di queste materie prime e quindi da dove verranno per alimentare la centrale? Probabilmente ancora una volta si parla di biomasse liquide e poi verrà alimentata dalle ecoballe di rifiuti, che non sono neanche il CDR (combustibile derivato dai rifiuti), considerato che non è prodotto nella nostra provincia in quanto la raccolta differenziata è ancora al 6-7%.
A tutto questo bisogna aggiungere l’assalto dei parchi eolici sul Subappennino e sulla piana di Capitanata, che stanno facendo diventare invisa ai cittadini un’energia pulita.
Nell’ambito dell’Agenda 21 del Comune di Foggia si parla del Piano energetico della città ma come sempre l’informazione si diffonde dopo che già alcune autorizzazioni sono state rilasciate o i procedimenti autorizzativi sono già in fase avanzata.
Come sempre, le diverse società costruttrici delle centrali assicurano che tali impianti non inquinano e non provocano alcun impatto ambientale. Ma in realtà, osservano le Associazioni, le cose non sono così lineari.
La prima considerazione è che gli impianti previsti determinano un’alta concentrazione in un’area relativamente ristretta. Si dovrebbe, pertanto, ricorrere ad una VAS (Valutazione Ambientale Strategica) indispensabile quando l’impatto da valutare riguarda più strutture su un territorio e non il singolo insediamento, senza contare che tali interventi non si giustificano con una crisi energetica della regione Puglia.
In particolare, circa le centrali a gas, le Associazioni osservano che se il metano è certamente meno inquinante ed ancora abbastanza abbondante rispetto agli altri combustibili fossili (petrolio o suoi derivati) non è però esente da inquinamento, esaurimento o da consumo d’acqua. Ne segue che se le centrali a gas progettate sostituiscono preesistenti centrali termoelettriche tradizionali l’inquinamento e l’impatto ambientale complessivo diminuiscono ma se invece costituiscono nuovi impianti, l’inquinamento complessivo e l’impatto sull’ambiente aumentano. Vi sono inoltre i rischi connessi ai termovalorizzatori. L’utilizzo delle biomasse d’origine vegetale consente di produrre energia senza aumentare la concentrazione d’anidride carbonica in atmosfera. Tuttavia la normativa che regolamenta l’utilizzo in Italia delle biomasse per la produzione d’energia inserisce fra queste anche tutti quei prodotti derivanti dall’attività biologica degli animali e dell’uomo come il CDR, ne deriva che si possono ovviamente determinare in fase di combustione emissione d’inquinanti diversificati. Non è un caso che per la combustione del CDR, ad esempio, è previsto un limite alle emissioni delle famigerate diossine. Circa l’eolico, la posizione delle Associazioni, lungi da alcuna preclusione nei confronti di tale forma d’energia, mira, a differenza di quanto sta avvenendo nella provincia di Foggia, ad una diffusione sostenibile, nel rispetto delle peculiarità paesaggistiche e naturalistiche del territorio.
Per queste ed altre considerazioni, Legambiente, LIPU e WWF ritengono che non si possa assolutamente prescindere dal considerare legittime e giustificate le preoccupazioni per quelli che potrebbero essere i risvolti, in termini d’impatto ambientale e per la salute, di tutti questi impianti che devono essere, pertanto, sottoposti ad un attento e trasparente vaglio da parte di tutti i soggetti interessati. A fronte di questa preoccupante situazione, la classe politica, affermano le associazioni ambientaliste, sembra, invece, agire in ordine sparso, senza un minimo di sinergia e di concertazione. Le contraddizioni della classe dirigente politica sono enormi perché da un lato spinge per l’Agenzia per l’alimentazione dall’altro fa insediare nel territorio una serie elevata di rischiose installazioni.
A parte i preoccupanti aspetti ambientali, un numero così elevato d’impianti finisce con entrare in conflitto con le caratteristiche specifiche del territorio cioè con le sue attitudini fisiche e biologiche, con le strutture sociali e le aspirazioni socio culturali delle popolazioni che, ad esempio, puntano con sempre maggiore interesse all’ecoturismo e ad un’agricoltura pulita e che valorizzi i prodotti tipici. Bisogna, pertanto, saper discutere con i cittadini ed evitare che le informazioni restino solo all’interno degli uffici. Bisogna difendere il diritto alla salute, al lavoro, alla trasparenza e all’informazione.
Foggia, 12.12.2006
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