La proposta di legge sul demanio costiero, presentata presso il Consiglio regionale della Puglia il 16 maggio scorso, è stata accusata di fare una fuga in avanti rispetto ai tempi necessari per una legge che si occupa di una materia così delicata.
Ci pare, invece, che si tratti di una fuga all’indietro verso la cancellazione di tutte le forme di tutela previste dall’art 14 “Norme di salvaguardia e direttive per la pianificazione costiera” della legge vigente, quali quelle sulle dune, sulle foci dei fiumi, sulle aree archeologiche, sulle aree a rischio di erosione in prossimità di falesie, ecc.. A distanza di dieci anni dall’approvazione di questa legge, è ormai evidente ed acclarato che esiste un enorme problema di arretramento ed erosione costiera che interessa proprio le spiagge sabbiose, ignorato totalmente dalla proposta di legge. Le tutele previste dall’art. 14 della legge vigente compongono un quadro unitario di tutela della costa al quale si riconosce un valore non negoziabile e che richiede una pianificazione organica di livello regionale. Quale può essere il senso di cancellarle se non quello di aprire nuovi scenari di utilizzazione speculativa? La proposta annulla il piano coste regionale, sostituendolo con un “quadro di assetto regionale” di valenza esclusivamente conoscitiva e demandando quindi ai soli comuni la pianificazione delle aree del demanio marittimo. Si tratta di una decisione quanto meno incoerente rispetto a una evidente criticità della legge precedente, ossia il numero esiguo di comuni dotati di piano comunale delle coste. In assenza di un piano regionale, lo scenario che si prospetta è una pianificazione a macchia di leopardo e fatta di singoli piani non coordinati in termini di metodo, contenuti e tutele. Per averne conferma è sufficiente considerare che tutte le tutele previste dalla legge precedente sono sostituite in questa proposta da un articolo che così recita:
È vietato il rilascio di concessione demaniale marittima nelle aree che, per condizioni di fatto e di diritto, risultano inutilizzabili e non fruibili.
Si tratta, con ogni evidenza, di una formulazione molto vaga, che si presta a una varietà quanto mai ampia di interpretazioni possibili. Ma vi è di più. Definire le condizioni di fatto e diritto, così come definire cosa è inutilizzabile e non fruibile, è lasciato alla creatività dei comuni. Peraltro, lasciare ai comuni questa competenza rischia di generare non solo disordine gestionale ma anche forte conflittualità interpretativa tra i vari comuni, conflittualità e disordine gestionale dei quali non si avverte proprio il bisogno.
La mancata approvazione dei Piani Comunali delle Coste da parte dei comuni (solo 8 su 69 Comuni costieri in Puglia ne sono dotati) pare essere, a detta del proponente, la motivazione alla base di questa proposta. L’allergia alla pianificazione è però un problema comune che prescinde dalle procedure, ad es. per quanto riguarda i PUG solo 28 su 258 Comuni sono vigenti, su 20 aree protette regionali solo due hanno il piano del parco. Il problema, quindi, non pare essere il percorso di approvazione ma forse qualcosa di più complesso che richiederebbe analisi approfondite.
In realtà, questa proposta più che semplificare pare gravare i Comuni di maggiori oneri propedeutici all’approvazione del Piano Comunale delle Coste. Ai sensi dell’art. 15 Direttive per la pianificazione costiera, essi devono individuare, perimetrare e tipizzare, in base alla morfologia, le aree di costa e i prospicienti specchi acquei destinati alla balneazione, redigere e approvare uno o più regolamenti per la disciplina degli interventi edilizi sul demanio, disciplinando aree già pianificate nella pianificazione urbanistica comunale e, inoltre, devono redigere ed approvare un Programma di Manutenzione della Costa potenzialmente devastante se non se ne delineano a priori principi e regole nel senso della tutela. Inoltre la quota di spiaggia libera viene ridotta dal 60 al 50%, incrementando la quota per i privati.
Dulcis in fundo, come sopra accennato, la proposta prevede all’art. 3 l’approvazione da parte della regione del Quadro di Assetto del Demanio Costiero a cui seguirà un regolamento, indispensabile per l’operatività della legge, da approvare entro novanta giorni. Invece, per il Quadro di Assetto, propedeutico al regolamento, non sono indicati tempi certi. Si rischia, quindi, che questi atti indispensabili siano approvati chissà quando, considerata la prossimità delle elezioni della prossima giunta regionale. E qui la fuga in avanti pare essere molto ma molto avanti nel tempo.
In questo quadro, la costa è un bene collettivo di elevata vulnerabilità e grande importanza socioeconomica e ambientale: dalla difesa idrogeologica alla fruizione paesaggistica, dalla salvaguardia della biodiversità allo sviluppo turistico, ecc. È per questo che non si può fare a meno di un Piano regionale che contemperi i diversi interessi e assicuri una visione di insieme per una gestione coordinata e sostenibile delle coste pugliesi.
Occorre in particolare tener conto della rilevanza sociale, ricreativa, culturale assunto dal territorio-spiaggia negli ultimi decenni, tanto da renderla, da ambito marginale e “non utile” un bene fondamentale e irrinunciabile delle intere comunità locali e dei territori afferenti la costa, per 365 giorni l’anno e ben oltre la sola balneazione.
Infine, desta perplessità l’iter seguito nella costruzione della normativa, che si è significativamente discostato dagli indirizzi programmatori precedentemente delineati dalla Giunta regionale. Tale scelta appare ancor più singolare se si considera il contesto in cui è maturata: una fase conclusiva della legislatura, particolarmente delicata sul piano politico e istituzionale, a ridosso di un’importante scadenza elettorale. Un simile scostamento, in un momento tanto sensibile, rischia di compromettere la trasparenza e la coerenza dell’azione amministrativa, sollevando interrogativi sulla sua opportunità e legittimità sostanziale.
Per le ragioni sin qui sommariamente esposte, le associazioni firmatarie chiedono il ritiro della proposta di legge regionale sul demanio costiero.
Bari, 22.05.25
LEGAMBIENTE PUGLIA – LIPU PUGLIA – WWF PUGLIA